“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

30 Gennaio 2015 - Serata informativa su Acqua e Salute



Durante la serata si parlerà di acqua e di salute al fine di chiarire gli aspetti educativi, sanitari ed organolettici in materia di obbligo di utilizzo dell'acqua di rubinetto nelle scuole del Comune di Castelvetro.

Interverranno come relatori il Dott.Fabio Galli - Presidente CODACONS Modena , Dott. Armando Franceschelli - SIAN di Vignola e il Dott. Roberto Monfredini - Presidente AIF
Saranno presenti altri tecnici del settore che hanno dato la loro adesione.


Sono stati invitati a partecipare anche l' Avv. Fabio Franceschini - Sindaco di Castelvetro e il Dott. Amico Ernesto Maria - Assessore all'Ambiente, Welfare, Scuola del comune di Castelvetro.

L'incontro è aperto al pubblico e totalmente gratuito

Per qualsiasi informazione potete scrivere a

ambientinforma@gmail.com

Vi attendiamo numerosi
AIF - Ambientinforma

COME STIAMO IN SALUTE?

Patrizia Gentilini

patrizia.gentilini@villapacinotti.it

 

Una delle più frequenti obiezioni che viene mossa a noi medici “allarmisti” è che, in barba ai rischi ambientali, la speranza di vita – almeno nei paesi occidentali – non solo è cresciuta, ma sta ulteriormente aumentando. Sembrerebbe quindi che i veleni ( metalli pesanti, agenti cancerogeni, diossine, particolato ultrafine, pesticidi, radiazioni e chi più ne ha più ne metta....) per i quali tanto ci agitiamo, non fossero poi così pericolosi né in grado di danneggiarci più di tanto.

Forse, ancora una volta, purtroppo, i dati ci danno ragione: anche i più recenti dati Eurostat-Heidi, 2014: confermano ciò che coraggiose, ma sempre troppo sparute, voci di colleghi  vanno segnalando da anni, ossia che nel nostro paese aumenta sì l’aspettativa di vita alla nascita, ma è purtroppo in drastica diminuzione la speranza di vita in salute. Viviamo quindi di più, ma sempre più da ammalati e soprattutto assistiamo ad una anticipazione dell’età di comparsa della disabilità: dai 70 anni nel 2004 è passata ai 62 nel 2012 e nel genere femminile si registra addirittura una recessione che non ha uguali in altri paesi europei.

 

 

 

 

Cosa ci dice questo grafico?

Nel 2004 l’Italia (linee verdi) era, come si può vedere dal grafico, fra i migliori paesi in Europa e per le bambine  che nascevano nel 2004 all’età di 65 anni  vi erano mediamente altri 11 anni da vivere in salute,  per i  maschi oltre 12.  Per i nati nel 2012   invece la speranza di vivere  in salute dopo i 65 anni è di 7 anni per le femmine e di quasi 8 anni per i maschi e siamo addirittura al di sotto del valore medio che si registra in Europa! Come è stato possibile “perdere” in soli 8 anni   oltre  4 anni di vita in buona salute per i nuovi nati?

 

Cosa sta succedendo?

E’ sotto gli occhi di tutti che la nostra salute sta rapidamente deteriorandosi per  l’aumentare di patologie cronico-degenerative, in particolare malattie metaboliche, diabete, ipertensione, patologie endocrine,  neurodegenerative (in particolare malattia di Alzheimer e morbo di Parkinson) e disturbi neurocomportamentali: per le patologie dello spettro autistico vi è nei bambini un incremento di prevalenza da 1:1200 a 1: 88 in tre decenni!

Anche il cancro, in particolare  alcuni tipi di tumore quali prostata, pancreas, mammella, tiroide, linfomi, è in aumento e ciò che più sconcerta è che ormai ad essere  affetti non sono solo gli anziani, ma sempre più spesso giovani e bambini.  Purtroppo anche qui, ancora una volta,  il nostro paese ha un ben triste primato: come si evince dalla sottostante Tabella nei paesi del Nord Europa (NORDCAN) si registrano annualmente, per ogni milione di bambini maschi da 0 a 14 anni 169 nuovi casi di cancro e nelle femmine 150 . Negli Stati Uniti se ne registrano nei maschi 179 e nelle femmine 159 mentre in Italia rispettivamente 191 nei maschi e 163 nelle femmine.

Cosa dobbiamo pensare?

Certamente anche la crisi che coinvolge il nostro paese ( ma che certo non risparmia anche gli altri paesi europei) ha un ruolo non secondario, ma dobbiamo chiederci se altri fattori possono entrare in gioco, fattori non solo legati allo “stile di vita” (costantemente invocato tanto da farci spesso sentire in colpa per le disgrazie che ci capitano) ma anche a fattori non dipendenti dalle nostre scelte quali i fattori ambientali, ovvero dove viviamo, quali inquinanti ci sono nell’aria che  respiriamo o nel cibo che mangiamo e che sono tanto più pericolosi quanto più precocemente avviene l’esposizione. 

E’ ormai assodato che  la vita fetale è il momento più cruciale per la nostra salute non solo nell’infanzia ma anche nell’età adulta e che molte patologie  possono avere la loro origine in una sorta di “sprogrammazione” di tessuti ed organi che avviene già nella vita intrauterina.

 Numerosi studi condotti in Europa e USA hanno rilevato la presenza di centinaia di molecole chimiche  di sintesi, molte delle quali estremamente pericolose,  tossiche  e cancerogene (mercurio e metalli pesanti in genere, ritardanti di fiamma, pesticidi, PCBs e altri perturbatori endocrini) in placenta, nel sangue cordonale e nel latte materno e lavori pubblicati su prestigiose riviste come Lancet hanno messo in relazione  l’insorgenza di tumori e disturbi cognitivi nell’infanzia  con esposizioni ambientali.

In particolare nel  novembre del 2006 un articolo pubblicato su The Lancet a firma di un pediatra (Landrigan) e di un epidemiologo (Grandjean), della Harvard School of Pubblic Health aveva  posto con forza il problema di una possibile “pandemia silenziosa” circa i danni neuro-psichici che si starebbe diffondendo, nell’indifferenza generale, interessando il 10% dei bambini del cosiddetto mondo occidentale. A distanza di sette anni  gli stessi Autori (Grandjean e Landrigan)  hanno aggiornato, ancora sulle pagine di Lancet, i dati della letteratura scientifica sulla “pandemia silenziosa”, sottolineando come alcuni recenti studi prospettici, in cui sono state misurate le esposizioni materno-fetali, abbiano hanno documentato effetti neurotossici a livelli di esposizione molto più bassi di quelli prima ritenuti sicuri.

Come è possibile che queste problematiche siano così gravemente trascurate non solo dai politici  che compiono costantemente scelte dalle indubbie conseguenze sulla nostra salute (si pensi al riutilizzo delle ceneri degli inceneritori nel cemento o al via libera alle trivellazioni per la ricerca del petrolio del recente decreto “sblocca Italia”),  ma spesso dalla stessa classe medica, volta più a cercare di porre rimedio che a preoccuparsi adeguatamente di indagare ed operare per rimuovere i rischi ambientali?

 

Concludendo

Risulta difficile non  pensare che i tristi primati sopra  ricordati non siano correlati all’altro triste primato che deteniamo nel campo della corruzione: l’ultima graduatoria  di Transparency International  segna infatti un grave arretramento del nostro Paese per cui,  rispetto al 2011, su 174 nazioni  prese in considerazione, l’Italia scivola dal 69esimo al 72esimo posto, superata da Ghana, Romania e Brasile. Va ricordato che un  paese corrotto non paga solo un prezzo sul piano  economico, ma anche sul piano ambientale e sanitario  perchè, ad esempio,  i controlli sono assenti o inadeguati ed un paese più inquinato è anche un paese più ammalato. Le “mappe” di corruzione, inquinamento e malattie si sovrappongono  e ciò che la Terra dei fuochi ci ha insegnato non è un esempio isolato, ma il paradigma di ciò che avviene in tutto il paese, a cominciare proprio dal profondo e “civile” Nord! Crediamo che sia davvero inutile continuare a chiedere soldi per la ricerca o l’assistenza se non si sposta con fermezza l’attenzione anche sul versante della riduzione dell’esposizione agli inquinanti ambientali, ovvero sulla Prevenzione Primaria. 

Bibliografia

 

http://ec.europa.eu/health/indicators/echi/list/index_en.htm

V.Gennaro, G.Ghirga, L.Corradi.  MD Medicinae Doctor, Digital aprile 2014

 

Grandjean P, Landrigan PJ. Developmental neurotoxicity of industrial chemicals. Lancet 2006;368:2167–2178

 Grandjean P, Landrigan PJ. Neurobehavioural effects of developmental toxicity. Lancet Neurol 2014;13:330-38.

 

ILVA, L'ESPERIENZA NON INSEGNA

Venticinque anni fa, l'area industriale di Taranto veniva dichiarata dal governo ad elevato rischio di crisi ambientale. L'imprenditore che l'aveva resa tale, con i propri impianti produttivi, si chiamava IRI. Cinque anni dopo, le acciaierie Italsider venivano cedute ai privati. Le questioni sanitarie e ambientali non sono mai state occultate: altrimenti non si spiegherebbero gli accordi di programma, le leggi regionali, le informative al Governo, il divieto di pascolo che da allora si sarebbero rincorsi. 

 

Adesso che sono prossime al collasso per i tentennamenti dei governi nazionali e regionali e le decisioni surrogatorie della magistratura, tra una proroga dei limiti di emissione di benzopirene e un sequestro, tra un tavolo tecnico e un monitoraggio, quelle acciaierie rischiano di tornare pubbliche. 

 

Alla vigilia di Natale, il governo ha approvato un decreto che nessuno ha ancora potuto leggere, perché non ancora pubblicato. Dal comunicato stampa, si apprende che, accanto alla creazione dell'ultimo dei tavoli istituzionali, che almeno ha la decenza di assorbire i precedenti, per la bonifica e la riqualificazione di Taranto, all'ILVA sarà garantita la prosecuzione dell'attività produttiva tramite un'amministrazione straordinaria che subentrerà all'attuale commissariamento.

Sentiremo dire che l'ILVA è un'impresa "strategica", e pertanto deve essere salvata. Una gioco di prestigio che serve a coprire una umana e comprensibile preoccupazione della politica: salvaguardare dei posti di lavoro. 

Purtroppo i "salvataggi" di Stato, siano essi commissariamenti straordinari o vere e proprie rinazionalizzazioni, tipicamente non fanno che prolungare l'agonia di un'impresa, illudendo gli stessi lavoratori circa la solidità di produzioni che sopravvivono indipendentemente dalla razionalità economica - e che invece finiscono per dipendere dal calcolo razionale di chi misura perdite e guadagni col metro del consenso politico.

 

L'unica giustificazione razionale per affidare ora allo Stato la proprietà e la gestione dell'ILVA è il fatto che l'azienda è talmente compromessa, anche per essersi trovata in mezzo al conflitto tra governi e magistratura, che è altamente improbabile trovare un privato che voglia acquisirla. 

 

Ma questo fatto, di per sé, qualcosa vorrà pur dire. È possibile continuare a produrre acciaio, a Taranto, in condizioni non patentemente inaccettabili sotto il profilo ambientale e sanitario? Se siamo davvero convinti che la risposta sia sì, e il vero ostacolo all'appetibilità dell'azienda sono decenni di ammuina di Stato e decisori politici, allora è il caso di chiedersi se l'intromissione dello Stato sia la soluzione migliore per restituirle credibilità. 

 

Lo Stato acciaiere non ci ha lasciato il ricordo di una gestione particolarmente brillante, sotto il profilo imprenditoriale, e nemmeno "illuminata", rispetto ai tanti problemi legati a questo tipo di produzione. Si merita, oggi, un assegno in bianco?

 


 

Per ulteriori informazioni:  

Email: info@brunoleoni.it - Tel.: +39 02 3657 7325.

 


Istituto Bruno Leoni vincitore del premio European Think Tank of the Year 2013 assegnato da Prospect Magazine.

22/12/2014 Incontro in regione Emilia Romagna - settore ARIA e RIFIUTI



Il 22 Dicembre 2014 l’AIF , Ambientinforma , ha incontrato in Regione Emilia Romagna i responsabili / funzionari del settore Aria e Rifiuti della regione.

Scopo dell'incontro :  analizzare e portare a conoscenza  della stessa,  le modifiche avvenute in sede Comunitaria  del nuovo reg 592/2014 (allego 5 ) che, dal 15 Luglio 2014 , modifica il reg 142/2011 riguardo  la possibilità di incenerire a mezzo motore endotermico ( MCI) i RIFIUTI di cat 1 , i peggiori nel settore, in tutto il territorio Europeo , compreso quello italiano .

All'incontro abbiamo portato : le risposte pervenute ( allego 1 ) in ottobre 2014 direttamente dalla DGSANCO , Ministero della Salute Europeo , dal capo Unità , dott Laddomada , dalla dottssa Lidia Costa e dal dott Klemencic , al quesito che era stato posto per comprendere la legittimità di tale modifiche , e una  ulteriore lettera (allego 2 ) scritta in risposta per   manifestare la nostra contrarieretà  a tale decisione .
Nelle due ore di colloquio in Regione , si sono analizzati tutti gli aspetti relativi alle probabili incognite scaturite da questa modifica legislativa che aprono scenari di dubbia utilità sul piano delle fonti energetiche.

Innanzitutto occorre  vedere il problema nell’ottica  dei RIFIUTI e non delle fonti rinnovabili!!  Cio' perche', dato che come molti sanno il cat 1 comprende  le carcasse di cani , gatti , animali da circo ,  materiale specifico a rischio BSE etc, non siamo nelle fonti rinnovabili e non siamo nelle biomasse ma esclusivamente nel settore RIFIUTI., accertato dalla RER nel 21 Settembre 2012 con specifica documentazione del Ministero dell’Ambiente.

Quindi si tratta semplicemente di incenerimento rifiuti al pari dei rifiuti dei cosiddetti termovalorizzatori .

Analizzando con i funzionari della Regione l’aspetto energetico  del  nuovo regolamento approvato e che quindi è valido dal 15 Luglio di quest’anno, e' emerso che :

Data una ipotetica massa ad es di 100 kg di cat 1 e  trattandola con bollitori, coclee, centrifughe, silos riscaldati verticali, filtratori, etc con un enorme dispendio energetico e di acqua ne consegue che :
80 kg diventano CICCIOLI
20 kg soltanto diventano GRASSO che fluidificato diventa combustibile liquido per il motore di cogenerazione.

I CICCIOLI , chiamati volgarmente in questo modo in quanto sono la parte più grossolana, sono destinati ad essere insilati , poi trasportati alla Tampieri di Faenza o ad altro inceneritore per la distruzione a 1100 gradi 

I restanti 20 kg devono essere fluidificati  a 80 gradi , entrano nel motore endotermico e la legge prevede che debbano sostare per 0,2 sec a 1100 gradi o per 2 sec a 850 gradi .

La legge europea approvata ribadisce ancora che i fumi in uscita debbano essere inceneriti con le medesime temperature sopradescritte , con un post combustore che solitamente è a metano, quindi fonti fossili , per incenerire i fumi in uscita da un cogeneratore che incenerisce rifiuti animali .

In pratica solo quel 20% di prodotto rifiuto ottenuto da una massa 100% deve subire un trattamento con fonti fossili per garantire la salute degli abitanti e dei prodotti attigui all’impianto.
Quindi da una massa 100 iniziale che tratto in  toto con un notevole dispendio energetico che non è inferiore al 50% dell’energia prodotta finale , recupero solo un 20 % che produce corrente da mandare al GSE , ma a questo devo aggiungere un postcombustore a fonti fossili per incenerire i fumi in uscita con un saldo energetico che è certamente deficitario vanificando gli sforzi per recuperare energia pulita

A questo si associa anche un motore a metano ( fonti fossili ) di cogenerazione che aspira  gli odori nauseabondi per abbatterli all’interno dello stesso in modo da rendere un trattamento rifiuti animali compatibile con il territorio se possibile .

Dato che tutti i dati tecnici confermano che i motori a grasso animale sono motori freddi , 500 gradi di T e 750 giri minuti , quindi non viene ad essere neppure rispettato all’apparenza il primo dettato della legge ( 850 e 1100 ) , non si riesce a comprendere come sia stato possibile approvare tale variazione in sede Comunitaria e proprio nel periodo del semestre Italiano appena iniziato ( Luglio 2014).

L’Europa afferma nella sua risposta al nostro quesito che trattasi di Appendice alla caldaia a 1100 gradi , a questa risposta abbiamo formulato le nostre osservazione nella lettera allegata in quanto 4 pistoni e una caldaia sono cose completamente diverse fra loro , a nostro avviso avrebbero dovuto fare sperimentazione con EFSA , art 20 del 1069 , e dopo la sperimentazione e l’eventuale approvazione o bocciatura comportarsi di conseguenza.

Altro lato oscuro nella risposta pervenuta dall’Europa è quello che riguarda la frase RENDE QUASI TRASCURABILI IL PERICOLO BSE, volendo significare con queste parole, che la temperatura di 100 gradi e la filtrazione dello 0,15% e i 3 BAR , rendono quasi trascurabile ………, parole che nel settore Veterinario e soprattutto della BSE ,o mucca pazza  sono INADEGUATE , e si è sempre ragionato con massima attenzione alle elevatissime temperature per il prione BSE .

Da tenere conto che proprio l’EFSA nel 2009 -2012 ha bocciato tre progetti di termolavorazione del cat 1 bocciando anche i 16 BAR di pressione e i 250 gradi in quanto il principio di precauzione era superiore alla probabile termodistruzione del prione ( allego )

In merito, il Servizio Veterinario competente in Regione si è già espresso in ottobre di quest’anno convalidando invece l’operato dell’Europa nel regolamento 592, e adducendo che tutti i margini di sicurezza sono stati rispettati per cittadini ed ambiente ( allego 3 ) .

In sostanza dopo le due ore di colloquio possiamo affermare, confortati anche dalla positiva mail di risposta del prof. Baldi Ugo, che ha giudicato pertinenti le nostre osservazione all’Europa, massimo esperto in Italia di sottoprodotti di origine animale , che il colloquio in Regione ha aperto uno squarcio in merito alla utilità di questa tecnica distruttiva dei rifiuti  animali  per vari aspetti :
a)      la normativa cita temperature da raggiungere obbligatoriamente che i motori MCI non possono raggiungere e cita tempi di permanenza nel motore del combustibile che in base al n. giri non è possibile realizzare , per questo aspetto i funzionari della RER hanno deciso di approfondire con una precisa informazione ingegneristica
b)      la normativa cita l’incenerimento dei fumi in uscita ripetendo l’obbligatorietà  del rispetto con un post combustore a fonte fossile
c)      l’utilizzo del post combustore a fonte fossile vanifica gli sforzi per produrre energia da fonti che diciamo essere rinnovabili 
d)     sono state richieste dai funzionari altri chiarimenti in merito oltre a quelli riportati e lasciati in chiavetta , a supporto la dott.ssa Patrizia Gentilini ha fornito alla RER documentazione che alleghiamo ( allego 4 )
e)      la stessa RER ha affermato con i funzionari nella mattinata che il saldo zero e la legge 51 in Regione devono essere rispettate,in questo caso abbiamo ribadito la  proposta di delocalizzare eventuali impianti di questo tipo in aree non abitate e di nullo impatto ambientale.

Possiamo affermare che il nostro incontro anche se avvenuto a 5 mesi dalla richiesta formulata alla stessa Regione ,ha probabilmente permesso di evidenziare le incongruità, le incompatibilità , e le gravi carenze di una modifica ai regolamenti sanitari  che se applicati aprirebbero certamente scenari di trattamento rifiuti animali nella Regione con gravi incognite.

Il lavoro svolto da Ambientinforma è stato certamente quello di informare , non solo i cittadini come ci proponiamo di fare a breve  , ma le strutture deputate a questo ,o alla applicazione delle normative che spesso interessando vari settori , dall’Ambiente al Sanitario , ai Rifiuti ,  rende invisibile la intersecazione di questi aspetti ,se non si ha una visione completa del problema.

Questo abbiamo cercato di fare , illuminare in maniera completa, una metodologia termodistruttiva che ha molti lati oscuri al fine di  tutelare ambiente e salute.