“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

Agricoltura: a proposito dei danni da pesticidi

IlFattoQuotidiano.it / BLOG di Patrizia Gentilini

Alimentazione sicurezza alimentare, anche grazie ad Expo, sono argomenti di estrema attualità: correlati a questi temi sono usciti in questi giorni due comunicati stampa di particolare rilievo in quanto affrontano i  rischi per la salute e l’ambiente rappresentati dall’utilizzo di pesticidi in agricoltura.

Il primo, datato 30 gennaio u.s. ed inviato alle Autorità competenti, è dell’Associazione dei Medici per l’Ambiente ed affronta il tema delle deroghe per l’utilizzo di principi attivi già messi al bando per la loro pericolosità. Il problema è di estrema attualità in quanto in questi giorni, ad esempio, la Regione Veneto sta valutando se concedere deroghe per 26 sostanze: si pensi che ben 598 sono i pesticidi già autorizzati in deroga nel nostro Paese fino al 31 Maggio 2015. Si ricorda anche che l’ultimo rapporto Ispra sui pesticidi nelle acque italiane evidenzia una “ampia diffusione della contaminazione” ed il rilevamento di ben “175 sostanze diverse, un numero più elevato degli anni precedenti”. Nel suddetto rapporto viene trattato, come in passato, il tema delle miscele di sostanze e vi si afferma che “la valutazione di rischio, infatti, nello schema tradizionale considera gli effetti delle singole sostanze, e non tiene conto dei possibili effetti delle miscele che possono essere presenti nell’ambiente. C’è la consapevolezza, sia a livello scientifico, sia nei consessi regolatori, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia attualmente sottostimato e si impone una particolare cautela anche verso i livelli di contaminazione più bassi.”
Isde Italia ribadisce che è ormai assodato che l’esposizione a pesticidi comporta non solo gravi ed irreversibili alterazioni a carico dell’ambiente e della biodiversità, ma può correlarsi anche a gravi conseguenze sulla salute umana. Questi effetti, già evidenziati nelle categorie di persone esposte professionalmente, riguardano oggi tutta la popolazione umana, stante l’utilizzo sempre più massiccio e diffuso di questi agenti in ogni parte del pianeta. Le conseguenze di tali esposizioni possono rivelarsi particolarmente gravi – anche a basse dosi – in particolare se si verificano durante la vita embrio-fetale e nella prima infanzia, aumentando il rischio di danni cerebrali e di malattie che possono manifestarsi anche nelle fasi più tardive della vita. Vi è ormai evidenza di forte correlazione fra esposizione a pesticidi e patologie quali cancro, malattie respiratorie, malattie neurodegenerative come Parkinson, Alzheimer e sclerosi laterale amiotrofica (SLA), autismo, deficit di attenzione ed iperattività, diabete, disordini riproduttivi, malformazioni fetali, disfunzioni tiroidee. La possibilità che alcune di queste malattie agiscano modificando alcune funzioni fondamentali delle cellule, comprese le cellule della linea germinale, non può che accrescere le preoccupazioni per la salute pubblica. È quindi più che mai importante promuovere pratiche agronomiche sostenibili in grado di soddisfare i bisogni alimentari di tutti.
La Direttiva 2009/128/CE, di cui il PAN (Piano di Azione Nazionale) costituisce recepimento e applicazione, prevede che “gli utilizzatori professionali di pesticidi adottino le pratiche o i prodotti che presentano il minor rischio per la salute umana e l’ambiente tra tutti quelli disponibili per lo stesso scopo”: ciò conferma la necessità di promuovere tecniche agronomiche radicalmente alternative alle attuali. Le Autorità competenti non possono essere complici della legittimazione di pratiche e prodotti chimici di sintesi già vietate per ragioni di sicurezza. Il Principio di precauzione, sancito dall’Unione Europea, deve guidare anche a livello nazionale e locale ogni decisione in materia di attività e sostanze pericolose.
Il secondo comunicato è del 17 febbraio ed è a firma del Tavolo delle associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica di cui fanno parte: Aiab, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, Fai, Federbio, Firab, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Slowfood, Touring Club Italiano, Associazione Pro Natura, Siep, UpBio Wwf. In questo comunicato congiunto si fa notare come l’Italia sia il maggior consumatore europeo di pesticidi per unità di superficie coltivata dell’Europa occidentale, con un consumo pari a 5,6 chili per ettaro ogni anno, valore doppio rispetto a quelli della Francia e della Germania. Si riprendono anche i dati dell’Ispra circa la contaminazione delle acque e si riportano le sostanze che più spesso hanno determinato superamento dei limiti: glifosate, metolaclor, triciclazolo, oxadiazon, terbutilazina. Le associazioni suddette lanciano pertanto un allarme sul tema del Piano di Azione Nazionale sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi previsto dalla direttiva europea del 2009 e adottato in Italia solo nel 2014 ed affermando che: “Il Piano italiano non contiene proposte concrete per tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente”. Non è prevista una sensibile riduzione delle sostanze chimiche in uso, ma solo l’obbligo dal novembre 2015 di rispettare ciò che andrebbe rispettato per legge, ossia le prescrizioni contenute sulle etichette degli agrofarmaci”.
“Il rischio è che le multinazionali della chimica continuino a condizionare l’applicazione delle politiche europee nel nostro Paese e la destinazione di miliardi di euro di soldi pubblici che verranno spesi da qui al 2020 con l’applicazione della PAC, la politica agricola comunitaria. La stessa nuova programmazione dei Programmi di Sviluppo Rurale dalle Regioni per le misure agroambientali rischia di essere destinata sempre più a pratiche agronomiche che prevedono l’uso massiccio di pesticidi. Bisogna invece favorirne la reale riduzione principalmente attraverso la conversione al biologico, premiando quelle aziende agricole in grado di fare a meno dei pesticidi e  che producono  benefici per tutti: cibo sano, tutela dell’ambiente e della biodiversità agricola e naturale”. Il Tavolo conclude chiedendo “che i provvedimenti in attuazione del Pan seguano un iter trasparente visto che riguardano temi fondamentali per tutti i cittadini come la tutela della salute delle persone e dell’ambiente, che dovranno essere in primo piano per il nuovo periodo della programmazione dei fondi comunitari. Per questo il tavolo delle Associazioni ha chiesto un incontro al ministro dell’Agricoltura e alle Regioni ma le lettere inviate all’inizio di dicembre non hanno ricevuto ancora nessuna risposta”.
Quanto affrontato nei due comunicati è di cruciale importanza perché, come ricordato nel comunicato dei Medici per l’Ambiente, anche sul piano delle rese economiche, l’agricoltura basata sulla chimica di sintesi è stata messa in discussione. Una recente metanalisi dell’Università di Berkeley, che ha esaminato 115 ricerche scientifiche per confrontare agricoltura biologica e convenzionale, ha concluso che non vi sono prove sufficienti per affermare che l’agricoltura convenzionale sia più efficiente e dia rese maggiori rispetto a quella biologica, affermando che: “È importante ricordare che il nostro attuale sistema agricolo produce molto più cibo di quanto sia necessario per sfamare il pianeta. Per sradicare la fame nel mondo è necessario aumentare l’accesso al cibo, non solo la produzione. Inoltre, aumentare la percentuale di agricoltura che utilizza metodi biologici e sostenibili non è una scelta, è una necessità. Non possiamo semplicemente continuare a produrre cibo senza prenderci cura del nostro suolo, dell’acqua e della biodiversità”.
L’agricoltura biologica è purtroppo molto spesso bistrattata, ma recenti ampie indagini hanno evidenziato che, ad esempio, una alimentazione di tipo biologico in gravidanza riduce in modo significativo il rischio di complicanze gravidiche quali l’eclampsia e di malformazioni quali l’ipospadia.
Ciò non deve stupire se pensiamo che i principi attivi presenti in un gran numero di pesticidi possono agire come interferenti endocrini a dosi estremamente basse specie in periodi cruciali quali la vita intrauterina: sono ormai decine e decine gli studi che confermano i rischi connessi all’esposizione a tali sostanze. Ad esempio una revisione di 13 studi caso-controllo pubblicati fra il 1987 e 2009 per indagare il rischio di leucemia infantile correlato ad esposizione residenziale a pesticidi ha evidenziato che il rischio più elevato, oltre il doppio dell’atteso, si aveva per esposizione durante la gravidanza anche a pesticidi per uso domestico; da un’altra revisione del 2013 che ha preso in esame gli effetti dei pesticidi sul neurosviluppo (in particolare sulla sfera sensoriale, motoria, cognitiva, su QI e sulla morfologia cerebrale con risonanza magnetica) è emerso che 26 su 27 studi evidenziano effetti neurocomportamentali, con una relazione dose-risposta in 11 su 12 studi; inoltre 10 studi longitudinali, che hanno valutato l’esposizione prenatale, hanno riscontrato effetti comportamentali all’età di 7 anni ed alterazioni motorie specie nei neonati; addirittura in 2 gruppi di 20 bambini ciascuno, con livelli medio/alti e medio/bassi di clorpirifos valutato  alla nascita sul cordone ombelicale, una risonanza magnetica nucleare eseguità in età scolare ha evidenziato alterazioni cerebrali anche per i bambini esposti ai più bassi livelli di clorpirifos.
Di quali altre evidenze abbiamo bisogno per capire che è urgente invertire la rotta?
Perché non  promuovere da subito e senza esitazioni una agricoltura che utilizza metodi biologici, la sola in grado di rispettare, ancor prima dell’ambiente, la salute umana ed in special modo quella delle generazioni a venire?

L'amianto è fuori legge da oltre 20 anni, ma l'Italia è tra i primi importatori di asbesto dall'India.

Il pm Raffaele Guariniello ha aperto un’inchiesta esplorativa sulla notizia di reato, ulteriore filone d’indagine che affiancherà l’attuale sui circa 2mila omicidi imputabili a Eternit – soprattutto nella città piemontese di Casale Monferrato – già oggetto di un primo procedimento concluso a novembre con l’annullamento in Cassazione, per intervenuta prescrizione, delle condanne per disastro ambientale inflitte in primo e secondo grado ai vertici aziendali.

Continua

FONTE

 

Documento definitivo su Clinker e ceneri da incenerimento

DOCUMENTO COMPLETO:Clinker-Reach

Con la presente si chiede a codesti spettabili Autorità, Enti e Organi di controllo, per quanto di specifica competenza, di valutare quanto segue.
Risulta che, da parecchi anni, alcune aziende produttrici di cemento (“cementerie/cementifici”), presenti sul territorio di competenza dei destinatari di questa comunicazione, utilizzino per la produzione di clinker significative quantità di rifiuti e, in particolare, scorie da acciaieria (CER 100102 e 102020) e scorie pesanti da inceneritori (CER 190112), in parziale sostituzione di materie prime naturali e con apporti e proporzioni diversificati a seconda dell’impianto. Le scorie che residuano dai processi di incenerimento dei rifiuti solidi urbani verrebbero, dunque, sottoposte presso i cementifici a una operazione classificata di recupero (attività R5) nell’ambito della formulazione della farina cruda e, quindi, previa cottura, destinate alla produzione di clinker, successivamente utilizzato per la fabbricazione di cementi comuni e di altri prodotti per l’edilizia 1 . Il cemento e gli altri prodotti correlati costituiscono, ai sensi del Regolamento REACH, miscele e non sono sottoposti a registrazione, mentre il clinker è considerato “sostanza”. Secondo l’interpretazione corrente qualunque tipo di clinker sarebbe esente dall’obbligo di registrazione REACH.
A tale riguardo, si osserva che trovano applicazione le disposizioni contenute nel regolamento (CE) n.1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio approvato il 18 dicembre 2006, denominato regolamento <<REACH>> (Registration, Evaluation, Authorisation of CHemicals), che è, per espressa disposizione, <<obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri>> 2 . La “normativa REACH”, nell’obbligare alla registrazione di tutte le sostanze commerciali, consente (allegato V) l’esenzione dagli obblighi di registrazione del clinker nel presupposto che esso sia compreso tra le “sostanze (che) non sono chimicamente modificate”.
Nel caso specifico, il Regolamento REACH evidenzia che la natura e la praticabilità concreta dell’esenzione sono individuate nella “Guida all’allegato V – esenzioni dall’obbligo di registrazione Versione nov. 2012 ( http://echa.europa.eu/documents/10162/13632/annex_v_it.pdf ), attraverso il combinato disposto delle seguenti principali regole:

Resoconto serata informativa su Acqua e Salute




Alla serata del 30 Gennaio hanno partecipato tanti cittadini interessati a questa prima conferenza sull’acqua organizzata dalla nuova associazione ambientalista chiamata A.I.F. AmbientInForma.

Erano presenti due relatori, il Dott. Fabio Galli - Presidente Codacons Modena e il Dott. Armando Franceschelli del SIAN di Vignola che hanno esposto la situazione dell’acqua sul territorio di Castelvetro e dell’ordinanza dell'amministrazione di Castelvetro di divieto di uso di acqua in bottiglia nelle scuole se non dietro ricetta medica. Purtroppo assente il rappresentante dell’ordine dei medici invitato.

Il presidente dell’associazione Dott. Roberto Monfredini ha illustrato in maniera chiara e semplice la provenienza dell’acqua che entra nelle nostre case e scuole di Solignano (proveniente da Formigine), Castelvetro (proveniente da S.Cesario) e Levizzano (proveniente da Rosola di Montese). Sono state quindi mostrate le mappe dei pozzi nell’area del conoide del Tiepido, definite da ARPA acque di livello 3 e 4 cioè scadenti a causa dell’inquinamento delle falde .

Si è parlato anche del controllo effettuato dai NAS nelle scuole di Solignano dopo una segnalazione di un cittadino che ha fatto eseguire autonomamente delle analisi riscontrando acqua con forti quantità di funghi. 
Alla fine dell’intervento è stata mostrata l'ordinanza dell’Assessore all’ambiente di Castelvetro Dott. Amico in cui viene vietato l’uso di acqua in bottiglia nelle scuole del territorio se non dietro prescrizione medica.

E’ stata poi la volta del Dott.Franceschelli mostrare i dati di alcuni anni di analisi dell’acqua sempre risultata potabile. Ha poi spiegato la necessità di aggiunta di cloro da parte del gestore Hera come disinfettante e si è chiarito che l’ASL non fornisce giudizi sulla qualità dell’acqua ma esprime solo una sentenza di potabilità o meno; per capirci il limite di nitrati deve essere sotto i 50 mg per litro , quindi per loro l’acqua con 2 mg/l è uguale a quella che ha 49 mg/l , cioè potabile. 

Sono seguiti interventi vari del pubblico in particolare di una signora che denunciava la scarsa sostenibilità delle acque in bottiglia, sostenuta dalla tesi dell’assessore all’ambiente Dott. Amico che ne ha fatto una questione educativa per i bambini delle scuole. 

Il Presidente dell’AIF ed il rappresentante CODACONS hanno poi chiarito che il problema non verteva sulla sostenibilità o meno dell’uso di acqua dal rubinetto oppure dalla bottiglia; Ovviamente tutta la comunità ed anche l’associazione è concorde nel consumo dell’acqua del rubinetto per motivi sia ambientali ( si risparmia nel trasporto e nel consumo di plastica ) che etici ( l’acqua è una risorsa fondamentale per tutti ed appartiene a tutti ) ma nel caso specifico si voleva discutere l’ordinanza che impedisce la scelta di un alimento diverso per i bambini se non certificati da un medico (non si capisce poi quale dovrebbe essere la certificazione da addurre se non la libera scelta.

Tanti cittadini hanno chiesto maggiore chiarezza e trasparenza all’amministrazione e, sostenuti dal CODACONS, hanno sollecitato interventi al fine di ottenere acqua di maggiore qualità dal gestore. 
Importante è ricordare che, tra le responsabilità di un amministratore, c'e' l'obbligo della tutela della della salute e del territorio. 

La serata si è scaldata quando un cittadino ha versato in un bicchiere acqua proveniente dalla scuola di Levizzano e, porgendola al sindaco, gli ha chiesto di annusare e bere. Il sindaco e l’assessore molto contrariati se ne sono andati, evidentemente si aspettavano applausi di cortesia al posto delle critiche fondate dei presenti.

Al Dott. Franceschelli sono state rivolte molte domande a cui ha dato sempre risposte esaustive e che hanno chiarito che potabilità non significa qualità e che le analisi vengono effettuate cercando le sostanze di cui si potrebbe sospettare la presenza nell’acqua (si può ben capire che potrebbero essere presenti sostanze non frutto di analisi ma comunque dannose)

Si è parlato anche della presenza di amianto, derivante dalle vecchie tubazioni che si stanno pian piano sgretolando e che solo sul territorio di Castelvetro Hera certifica in 800 metri lineari. 

Ancora non sono certificate le problematiche correlate all’asbesto ingerito, a differenza della nota e triste vicenda dei morti per tumore a causa di asbesto ( amianto ) inalato ( Eternit ).

Alla fine della serata si è poi festeggiato con una torta rappresentata dal simbolo della neo-associazione, il primo evento di informazione ai cittadini .

Iarc: "L'amianto ingerito è cancerogeno"

Bologna. “L’ amianto ingerito è fortemente cancerogeno”.  Con queste parole che non lasciano spazio al dubbio l’International agency for research on cancer (Iarc) mette la parola fine sulla diatriba tra scienziati e oncologi riguardo la pericolosità di tumore in caso di amianto ingerito.

Nel rapporto dello Iarc si legge che l’ingestione di amianto è considerata “esposizione primaria” al pari dell’inalazione (capitolo 1.5, pagina 225). A questo proposito sono riportati gli esiti drammatici di un test su topi che hanno ingerito amianto (capitolo 3.6 pagina 273). Su 75 cavie che hanno ingerito amianto, 18 si sono ammalati di tumori vari dopo pochi mesi.

Il rapporto conclude affermando che “esistono prove sufficienti per la cancerogenicità di tutte le forme di amianto per l’uomo. Provoca il mesotelioma, il cancro del polmone, della laringe, e dell’ovaio. Inoltre sono state osservate associazioni positive tra l’esposizione a tutte le forme di amianto e cancro della faringe, stomaco, colon-retto Esistono prove sufficienti negli animali per la cancerogenicità di tutte le forme di amianto. Tutte le forme di amianto sono cancerogeni per l’uomo”.
Grande soddisfazione è stata espressa a Bologna dai consiglieri comunali del Movimento 5 stelle, Massimo Bugani e Marco Piazza, che da anni si stanno battendo per la rimozione delle tubature dell’acquedotto pubblico di Bologna dopo avere assistito alla proiezione del documentario sull’ acquedotto in amianto di Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu, “H2A”.
“Come Movimento 5 stelle abbiamo discusso, fatto un piano di bonifica, richiesto un’istruttoria pubblica, proposto ordini del giorno con l’intento di non creare il minimo allarmismo ma di invitare tutti alla massima precauzione e attenzione nei confronti di un. Anche nella recente istruttoria pubblica del 2 dicembre 2014 abbiamo sentito esperti affermare: ‘Non esistono prove della pericolosità dell’ingestione dell’amianto’.  Ora però leggendo il rapporto dello Iarc possiamo sostenere che le fibre d’amianto presenti nell’acqua (oltre al fatto che si possono respirare lavando i pavimenti o asciugando i panni) sono pericolose anche se ingerite. E da oggi non accetteremo più sottovalutazioni del problema. In questi anni le morti per tumore stanno diventando una vera pestilenza e a questo punto l’ingestione dell’amianto è una delle cause. Chiediamo che nel piano di bonifica dell’amianto si preveda  la rimozione completa delle tubature in cemento amianto e che i materiali vengano inertizzati e riciclati con le moderna e redditizie tecniche.

Il fatto che Hera abbia perso l’occasione epocale del rifacimento dell’arteria principale di Bologna per sostituire la conduttura in cemento amianto (limitandosi ad allacciamenti e attraversamenti) è una segnale inquietante di quanto si sia indietro su questo tema e di quanto lavoro ci sia ancora da fare”.

Il documentario di Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu, “H2A” realizzato nel 2012 e presentato nel 2013, mette in evidenza la pericolosità e la certezza della cancerogenicità della fibra di amianto ingerita attraverso l’ acqua potabile. Ma a parte i consiglieri del M5S di Bologna, il documentario è stato ignorato da tutta la stampa locale e nazionale. Solo Il Mattino di Napoli e alcune radio libere, tra le quali Radio Onda Rossa di Roma e questo giornale online ne hanno parlato.  Successivamente il documentario è stato caricato in rete dal collettivo Indygroundfilm, rendendolo visitabile gratuitamente da tutti.