“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

Appello al Presidente Mattarella per difendere salute ed ambiente

FIRMA LA PETIZIONE SU CHANGE.ORG

Caro Presidente Mattarella,

abbiamo ascoltato ed apprezzato il suo discorso di fine anno, in particolare dove Lei ha toccato il tema dell'inquinamento e delle sue ricadute per la salute.Il tema è di stringente attualità, specie  in questo periodo di continui superamenti dei livelli di smog ed in cui ci sembra paradossale che non si possa far altro che sperare in un cambiamento delle condizioni climatiche ( come se "magicamente" con la pioggia gli inquinanti si dileguassero e non ricadessero viceversa al suolo) e sembra che non ci resti altro che confidare nella "benignità" di quella  Natura che viceversa costantemente violiamo. 

Proprio a questo proposito, come cittadini italiani, ci rivolgiamo a Lei  per esprimerle tutto il nostro più profondo sgomento e la nostra angoscia per i tempi che stiamo vivendo. Siamo certamente preoccupati per la mancanza di lavoro e perché non vediamo un futuro per i nostri giovani, ma ancor più ci angoscia la consapevolezza che stiamo compromettendo un bene ancora più prezioso: la loro salute.

Vorremmo tanto continuare a illuderci di vivere nel "Bel Paese", ma purtroppo così non è:  Lei saprà che l'ultimo rapporto dell' UE ci pone al primo posto per morti premature in Europa a causa dei livelli di PM2.5, ossidi di azoto, ozono. Siamo il paese dove la speranza di "vita in salute"  alla nascita (disabilità medio-grave) dal 2004 al 2013  è diminuita di 7 anni nei  maschi e di oltre 10 nelle femmine.

Secondo l'ultimo rapporto dei registri tumori (AIRTUM) "Considerando il rischio cumulativo di avere una diagnosi di qualunque tumore, questa probabilità riguarda un uomo ogni due e una donna ogni tre nel corso della loro vita".

 Gli ultimi dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (ACCIS, Automated Childhood Cancer Information System - IARC), dei quali si attende un aggiornamento proprio quest'anno, hanno tempo fa evidenziato come questo problema sia rilevante anche nei bambini, con un'incidenza di tumori infantili più alta in Italia rispetto alle medie europee sia nella fascia di età 0-14 che in quella 0-19. Dall' esame del più aggiornato rapporto nazionale AIRTUM emerge, come ricordato in un editoriale pubblicato sulla rivista "Epidemiologia e Prevenzione" nel 2013, che i tassi italiani di incidenza dei tumori in età 0-14 anni continuino ad essere tra i più alti fra i paesi occidentali, nonostante la crescita si sia apparentemente stabilizzata rispetto ai dati precedenti.

A questo si aggiunga la rilevanza di particolari, stridenti e diffuse criticità sanitarie locali da danno ambientale come quelle che caratterizzano i Siti di Interesse Nazionale (SIN), ben descritte dagli studi "SENTIERI" dell'Istituto Superiore di Sanità e valide per tutte le classi età, o i rilevi del recentissimo rapporto dell'ISS sulla Terra dei Fuochi.

In quest'ultimo si legge che: "Per quanto riguarda la salute infantile è emerso un quadro di criticità meritevole di attenzione, in particolare si sono rilevati eccessi nel numero di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori, e, in entrambe le province, eccessi di tumori del sistema nervoso centrale nel primo anno di vita e nella fascia di età 0-14 anni."

In maniera simile, nell'ultimo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità sulla situazione di Taranto, dove si è registrato un eccesso di incidenza di tumori in età pediatrica del 54% rispetto all'atteso regionale, si ricorda come "l'osservazione di un eccesso di incidenza dei tumori e delle malattie respiratorie fra i bambini e gli adolescenti contribuisce a motivare l'urgenza degli interventi tesi a ripristinare la qualità dell'ambiente".

A proposito dei SIN è anche importante sottolineare come, nonostante le evidenze epidemiologiche, ci siano ancora, in questo momento, circa sei milioni di italiani che risiedono in aree ad elevato rischio ambientale e sanitario senza che in quasi nessuno di questi luoghi si siano avviate le pratiche di bonifica e risanamento previste dalla legge.

In alcuni di questi luoghi (ad esempio Taranto), in assenza di bonifiche si è persino continuato ad insediare nuove sorgenti inquinanti.

Ma quante piccole o grandi  Taranto e quante Terre dei Fuochi ci sono sparse nel nostro paese?

Le evidenze scientifiche dimostrano ampiamente che le sostanze tossiche presenti nell'aria, nei cibi, nelle acque generano un aumento del rischio non solo di cancro o di patologie cardiovascolari, ma anche di tante altre malattie in adulti e bambini: sindrome metabolica,   diabete, obesità,  patologie neurodegenerative, disturbi dello spettro autistico,  infertilità, abortività spontanea,  (anche per valori di inquinanti abbondantemente al di sotto dei limiti di legge), diminuzione del Quoziente Intellettivo (QI), per non citarne che alcune.

In Europa si calcola che ogni anno si perdano 13 milioni di punti di Quoziente Intellettivo (QI) e si contino ben 59.300 casi aggiuntivi di ritardo mentale a causa dell'esposizione durante la gravidanza a pesticidi organo-fosforici e che, in definitiva,  per l'esposizione a  sostanze che agiscono come interferenti endocrini i costi sanitari conseguenti ammontano a 157 miliardi di euro, pari all'1,23% dell'intero prodotto interno lordo. 

L'Italia è il paese europeo che consuma più pesticidi per ettaro di suolo agricolo e la contaminazione nelle falde acquifere superficiali e profonde aumenta a dismisura.

La  testimonianza coraggiosa di un imprenditore agrozootecnico che vede andare in fumo il lavoro e l'impegno di una vita per la contaminazione del suo terreno da  insediamenti petroliferi ci ha letteralmente toccato il cuore e siamo certi che sarà così anche per Lei. 

Con il cuore in mano Le vogliamo dunque chiedere se Le sembra sensato che venga chiesto solo  a noi cittadini di avere comportamenti virtuosi ( raccolta differenziata/trasporto pubblico/meno riscaldamento nelle case) e nel contempo si attuino politiche energetiche ed industriali che sono contrarie al più elementare buon senso. Alla luce di numerose evidenze scientifiche che dimostrano la nocività degli inceneritori di rifiuti (compresi quelli di nuova generazione), come si può prevedere di costruire nuovi impianti che avranno bisogno di enormi quantità di rifiuti da bruciare per almeno 20 anni per ammortizzare i costi, vanificando quindi tutti i nostri sforzi? 

E che dire del recente decreto "sblocca Italia" che, calcolando il "fabbisogno di incenerimento" invece del più sostenibile "fabbisogno di impianti per il recupero di materia" e  superando i vincoli territoriali, consente già a centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti di viaggiare su e giù per l'Italia con l'ovvio aggravio anche dell'inquinamento da traffico?

Come si possono prevedere incentivi agli inceneritori, pari ogni anno ad oltre 500 milioni di euro, per finanziare la produzione di energia da rifiuti e contemporaneamente chiedere ai cittadini di ridurre i rifiuti non riciclabili?

Gli incentivi previsti per gli inceneritori sono superiori al totale dei contributi ricevuti dai Comuni dal CONAI per la raccolta differenziata degli imballaggi.

Non sarebbe più utile, sia dal punto di vista economico che ambientale, prevedere che quella cifra -proveniente dai contributi dei cittadini-fosse utilizzata per promuovere raccolte differenziate di qualità e impianti di recupero e riciclo?

Si stima che un più efficiente uso delle risorse lungo l'intera catena potrebbe ridurre il fabbisogno di fattori produttivi materiali del 17%-24% entro il 2030, con risparmi per l'industria europea dell'ordine di 630 miliardi di euro l'anno .

Chi così legifera non è in linea con quanto chiaramente indicato dalle direttive EU  in tema di gestione di rifiuti che pongono il recupero di materia prioritario rispetto al recupero di energia, come è ormai documentato da fiumi di inchiostro . 

Chi così legifera sembra non considerare  che ogni processo di combustione genera inquinamento atmosferico, rifiuti liquidi e ceneri tossiche (che vengono addirittura destinate alla produzione di cemento) e  continua pervicacemente a premiare l'incenerimento di biomasse di ogni genere, inclusi scarti  animali  fino a ieri destinati a produrre mangimi.

Stiamo assistendo a devastazioni di fiumi per tagli sconsiderati degli alberi destinati a queste centrali e  spuntano come funghi centrali a biogas in cui la materia organica invece di essere restituita ai suoli come compost viene "digerita" in assenza di ossigeno con rischi per ambiente e salute.  

Si  "dimentica" che così facendo si perde il benefico effetto  che l'aumento di sostanza organica nei suoli avrebbe nel contrastare non solo la desertificazione (che ormai riguarda il 30% dei nostri suoli) ma anche  i cambiamenti climatici, grazie alla  "cattura" della CO2, favorita anche dalla agricoltura biologica . 

Per non parlare della follia di trivellare il nostro paese per la ricerca di idrocarburi per mare e per terra i cui effetti devastanti sono ormai scientificamente ed in modo incontestabile dimostrati: non  è questa l'energia di cui abbiamo bisogno.

A tal proposito la lettera "Energia per l'Italia" indirizzata al Governo da valenti ricercatori e scienziati del nostro paese è rimasta ad oggi senza risposta e così pure le considerazioni dei medici sono rimaste inascoltate.

Sembra che non si voglia prendere coscienza del fatto che la  materia sul nostro pianeta è qualcosa di " finito" e che la vita si è sviluppata grazie ad una fonte esterna, il sole: è quindi a questa fonte inesauribile che dobbiamo rivolgerci per rendere  possibile il proseguimento della vita stessa sulla Terra.

Caro Presidente, l'angoscia che portiamo nel cuore è davvero grande e non ci potremmo perdonare di non avere tentato ogni strada utile a contrastare la follia delle scelte che si vanno operando nel nostro Paese. 

Come medici, ingegneri, ricercatori, scienziati, cittadini siamo disponibili a stilare  un manifesto di intenti: "Italia sostenibile e responsabile", anche perché -coerentemente con gli impegni assunti dal nostro paese al vertice di Parigi, COP 21 - non vorremmo che tutto rimanesse, ancora una volta, lettera morta. 

Le chiediamo quindi di riceverci, ascoltarci ed approfondire direttamente con noi le questioni che abbiamo sollevato.

Vorremmo anche darLe testimonianza  delle tante esperienze positive e delle tante soluzioni già in essere nel nostro paese, quali ad esempio quelle attuate nei Comuni Virtuosi  che riteniamo dovrebbero essere maggiormente conosciute, valorizzate e premiate. 

 La ringraziamo per l'attenzione e fiduciosi in un positivo riscontro voglia gradire i nostri più sinceri auguri e saluti.

 

Gentilini Patrizia Medico oncoematologo Forlì Comitato Scientifico ISDE

Di Ciaula Agostino Medico internista Bari Comitato Scientifico ISDE

 

La lobby della combustione dei grassi animali non riposa mai

di Roberto Monfredini

Lo scenario della combustione in materia di gliceridi o, detto volgarmente, rifiuti artefatti di grassi animali si sta modificando rapidamente. La scintilla mediatica è stata certamente la trasmissione di Report (RAI3) del 18 ottobre 2015 (vi si dice: “Il grasso animale: la direttiva europea recepita dai ministeri della Salute e delle Politiche agricole lo classifica come combustibile per produrre energia rinnovabile, mentre quello dell’Ambiente non si è aggiornato. Così è il burocrate locale che decide se un impianto può funzionare, o deve essere bloccato.” – vedi), unita probabilmente alla pubblicazione sulla rivista di Medicina Democratica del quadro esatto normativo a livello nazionale ed europeo (abbracciando 2 ministeri italiani e 2 Commissioni europee) [un articolo scritto da Roberto Monfredinipdf], in tema di combustione grassi/rifiuti animali. A ciò ha fatto seguito la nota del Ministero dell’Ambiente del 4 dicembre 2015 (pdf) che ha ribadito l’esattezza dell’impostazione giuridica in materia sostenuta dall’allora Comitato No-Inalca (vedi), quindi il diniego ad usare come combustibile i rifiuti animali (si tratta in pratica dell’impostazione fatta propria, infine, dalla Provincia di Modena il 22 maggio 2012 nella “bocciatura” del progetto dell’Inalca di Castelvetro: vedi). Ma la nota ministeriale ha anche informato di modifiche in corso e questo non può che preoccupare. Infatti “è in corso l’iter di concertazione di un decreto, proposto dallo scrivente Ministero, finalizzato a inserire alcune categorie di grassi animali, a certe condizioni, nell’elenco dei combustibili dell’allegato X” [del D.Lgs. n.152/2006].

Roberto Monfredini relaziona all’incontro organizzato dal Comitato No-Centrale a biomasse Inalca (Spilamberto, 9 marzo 2012)

[1] Le metodologie “morbida“ nell’affrontare le problematiche in materia sono state soppiantate dalle metodologie “dure” arrivando sul tavolo dei ministeri il giorno prima della vigilia di Natale 2015 ed avendo percorso in tempi rapidissimi (da ottobre ad oggi) un notevole “tragitto” per l’evoluzione della normativa. Di certo il quadro normativo verrà ad essere profondamente cambiato, ma non può essere la modifica che lo Stato Italiano apporta in contrasto con quanto l’Unione Europea ci impone.

  • Innanzitutto la configurazione delle tre categorie di Sottoprodotti di Origine Animale (SOA) non può essere ignorata o scardinata, quindi le normative in materia sanitaria, del Regolamento 1069/2009 e del 142/2011 devono essere rispettate a pieno. Ricordo che tali normative introducono una linea netta di demarcazione tra i sottoprodotti meno pericolosi (categoria 3) e quelli più pericolosi (categoria 1) (per una precedente riflessione: vedi).
  • Il Regolamento 592/2014 approvato e firmato da Renzi durante il semestre italiano stabilisce che qualora si utilizzi il Motore a Combustione Interna (MCI) i fumi in uscita devono essere considerati rifiuti e sottostare alle temperature dei rifiuti così da essere inceneriti. Si tratta, in pratica, dell’obbligo di un “postcombustore”, che tanto poco piace ai produttori di questa energia incentivata (ovviamente perché toglie economicità all’impiego dei grassi animali per la produzione di energia).
  • Il Decreto Legislativo 152/06 all’articolo 184 bis fissa nettamente la demarcazione tra rifiuto e sottoprodotto: il rifiuto deve essere smaltito con le temperature citate pochi mesi fa anche dal Commissario UE all’ambiente: 1100° oppure 850° gradi con i relativi tempi di passaggio (si veda la risposta di Vytenis Andriukaitis a nome della Commissione, datata 10 luglio 2015: pdf).
  • Il vulnus di questo inserimento è che a differenza delle altre 4 metodologie approvate in anni passati per i grassi di categoria 1 (Regolamento 142/2011), in questo caso l’Unione Europea non è passata per l’approvazione dall’art. 20 del Regolamento 1069/2009 presso EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare: vedi) con sperimentazione adeguata e rischio di bocciatura. Ha invece optato per una procedura meno impegnativa, inserendola nel Regolamento 142/2011 semplicemente con una “variazione di piccola entità”, tra la caldaia a 1100° ed il Motore Endotermico (motori riconosciuti in questo campo e che devono funzionare 24 ore al giorno, come motori “freddi”, con temperatura di 500°). Una tecnologia quindi nettamente differente dalla caldaia a 1100° ed incompatibile con le temperature e i tempi fissati dalla UE a protezione della salute e dell’ambiente.

Sottoprodotti di Origine Animale (SOA) di Categoria 1 (slide presentata all’incontro del Comitato No-Centrale biomasse Inalca del 9 marzo 2012)

[2] Qualche riflessione. In un momento come l’attuale nel quale l’energia da combustione dovrebbe essere completamente disincentivata, dove le PM10 sono alle stelle, lo Stato decide di agevolare l’impiego dei sottoprodotti di categoria 3 (sinora prevalentemente impiegati nel settore del petfood, ovvero nella produzione di cibo per animali d’affezione) a fini di speculazione energetica, creando nuove convenienze per il mondo della combustione per fini energetici. Andando così, per paradosso, ad incidere negativamente sul quadro energetico in quanto è certo che l’energia elettrica e termica prodotta da questo sistema è inferiore all’energia di cui il sistema necessita per essere messo in funzione (rendering, trasporto, macinatura, bollitura, filtrazione, trasporto, riscaldamento silos, ecc.).
L’80% del materiale di categoria 1 dopo il trattamento viene trasportato agli inceneritori con targa nera per essere smaltito a 1100°, lasciando alla cogenerazione solo il 20%. Quindi, paradossalmente, solo 1/5 viene incenerito in MCI (necessitando però, come previsto dal Regolamento 592/2014, di un postcombustore a 1100° a metano). Ovvero: fonti fossili devono essere utilizzate per incenerire i fumi di un motore endotermico che dovrebbe essere a fonti rinnovabili, ma non ha fino ad ora la qualifica per esserlo.


Attualmente (e fino a quando non verrà modificato l’allegato X – modifica annunciata come imminente) i grassi animali non sono fonti rinnovabili, non sono biomasse, non sono sottoprodotti, ma solo ed esclusivamente rifiuti. Ed in quanto tali destinati ad incenerimento.
Restiamo in attesa di leggere la modifica all’allegato X del D.Lgs. 152/2006 e di comprendere come sia possibile incenerire rifiuti animali nelle nostre città. Specie per chi ricorda ancora cosa ha significato trattare anche solo il categoria 3 (figurarsi il categoria 1!) a 500 metri dalla propria abitazione per 30 anni e senza il postcombustore, ora presente senza obbligo da oltre 10 anni. Creando il paese della puzza (che si sente). E dell’inquinamento (che invece non si “sente”, ma produce comunque effetti).
Appare evidente che i meccanismi citati all’inizio, compresi (purtroppo) i recenti servizi di Report (RAI3), appaiono come eventi concatenati a cascata e preordinati.

Roberto Monfredini
Componente del direttivo di Medicina Democratica (vedi) nonché consigliere comunale M5S a Castelvetro di Modena. Per ulteriori post sul tema si veda la categoria Roberto Monfredini).

Cronologia degli eventi mediatici e giuridico/amministrativi

  • 18 ottobre 2015: Puntata di Report (RAI3) in cui si tratta del “ritardo” del Ministero dell’Ambiente nel riconoscere il grasso animale “come combustibile per produrre energia rinnovabile” (vedi);
  • 5 novembre 2015: il Ministero dell’Ambiente chiede parere al Consiglio di Stato.
  • 5 novembre 2015: la Conferenza Unificata (Conferenza delle Regioni e delle Province autonome + rappresentanti ANCI e UPI) esprime parere favorevole sul nuovo Decreto Legislativo in via di predisposizione (punto 12 dell’ordine del giorno: pdf);
  • 18 novembre 2015: Relazione dell’Assograssi a Roma sui grassi in combustione e relativa richiesta di modifica all’Allegato X del Decreto Legislativo 152/2006;
  • 26 novembre 2015: il Consiglio di Stato emana la bozza sui grassi;
  • 4 dicembre 2015: nota del Ministero dell’Ambiente in cui si ribadisce, in risposta ad una richiesta del Comitato per la Salvaguardia del territorio di Ceresole d’Alba, che “i grassi animali non possono oggi essere usati come combustibili”, ma anche che è in corso di predisposizione un nuovo Decreto Legislativo che consentirà di usare come combustibili “alcune categorie di grassi animali, a certe condizioni“ (pdf);
  • 6 dicembre 2015: puntata di Report (RAI3) sui Sottoprodotti di Origine Animale (SOA) usati nel settore petfood, ovvero loro utilizzo in scatolette di cibo per cani, gatti, ecc. (vedi).

fonte