“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

Fiorano Modenese - Serata sui rifiuti 18.11.2016




La presenza di  ATERSIR , dott. Ori Mario  ,del Sindaco di Savignano  ing Caroli , dell’Ing Girardi ,  garantiva al pubblico una disanima del problema plastica come preventivato , ma la plastica è stata relegata a semplice componente della raccolta differenziata in quanto successivamente tutti gli animi si sono accesi , a volte forse anche superando i limiti , nel descrivere i dati impietosi che ormai ruotano nella nostra Regione attorno al problema rifiuti.
Il progetto Dea Minerva ,come accennato dal Sindaco di Savignano ora si è trasferito anche ad altri prodotti della RD , e questo viene ritenuto in contrasto da ATERSIR ,con impegni sottoscritti dagli stessi Comuni rappresentati in ATERSIR, quindi una  sospetta illegittimità del progetto .
Da Regione virtuosa a Regione agli ultimi posti come  presenza di comuni Ricicloni ( Legambiente 2016 ), un declino legato alla presenza di 8 inceneritori sparsi nella Regione in contrasto con le direttive comunitarie che dovrebbero vedere una riduzione dei rifiuti ,mentre nel nostro caso i rifiuti aumentano .
La presenza degli ASSIMILATI ai RSU, che ormai rendono dati di raccolta differenziata un dato molto discutibile , spesso falsato da questi rifiuti differenziati  industriali , disciplinati da regolamenti comunali , che sommati a quelli urbani portano a leggere quei valori del 75% come valori virtuosi ,quando in effetti e visibile a tutti la presenza di rifiuti indifferenziati strabordanti dai cassonetti stradali .
Per concludere la  presenza in sala di un autorevole imprenditore del settore ,membro di Confindustria che ha letto criticamente la situazione paradossale della nostra Regione ,ha fornito con il dibattito una chiave di lettura della nostra situazione in merito, che non può certamente perdurare, anche perché lo stesso Piano Gestionale dei Rifiuti della RER del 2016 – 2020 impone drastiche riduzioni degli stessi a monte , ed un diverso sistema di raccolta a valle .

Cordiali saluti
Dott Monfredini roberto

Gifflenga - Appello delle associazioni, comitati e forze politiche: ARPA, Regione e Provincia dicano no al progetto sperimentale

AI MEDIA BIELLESI E AGLI ENTI COINVOLTI

Biella, 09 novembre 2016 Sull’istanza presentata da PREMAR al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) per realizzare un impianto sperimentale di pirolisi di materie plastiche nelle campagne della Baraggia coltivate a riso (a Gifflenga, nel biellese), saranno determinanti i pareri ambientali di ARPA, Regione e Provincia. Lo stesso MISE, in modo informale, ha ammesso di non essere strutturato per svolgere studi di impatto ambientale (e non ha competenze tecniche in merito). Il provvedimento conclusivo sarà dunque assunto sulla base dei pareri pervenuti, in particolare sui rilievi e valutazioni ambientali condotte da ARPA, dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di Biella. I Comitati locali e le associazioni che in Piemonte si sono trovati ad affrontare proposte per impianti per il trattamento termico con pirolisi o la termovalorizzazione di materie plastiche si sono recentemente riuniti a Santhià per confrontarsi e mettere in comune esperienze e competenze. Nel corso dell’incontro hanno deciso di inoltrare il seguente appello affinché ARPA, Regione Piemonte e Provincia di Biella esprimano un parere negativo sull’istanza presentata da PREMAR. In sintesi i motivi con cui invitiamo ARPA, Regione e Provincia a fornire un parere sfavorevole al progetto.
1. La scarsa trasparenza: il Proponente nasconde con il “segreto industriale” il funzionamento dell’impianto, considerato un prototipo. Tale “segreto”, esteso anche ai parametri dimensionali (non si conoscono nemmeno i quantitativi dei materiali in ingresso e in uscita) impedisce di fatto la valutazione del quadro emissivo e degli impatti.
2. Il territorio ha una vocazione agricola orientata alla agricoltura di qualità: l’area in cui l’impianto è proposto rientra nelle aree individuate dal disciplinare per la coltivazione dell’unico riso Dop italiano e numerose sono le aziende che propongono coltivazioni biologiche. Un impianto industriale per il trattamento di plastiche, oltre a determinare un detrimento oggettivo delle condizioni ambientali esistenti, porterà anche ad un detrimento di immagine per chi ha la necessità di illustrare che i propri campi non sono ubicati in aree fortemente antropizzate.
3. Molti analoghi progetti sono già stati bocciati in tutto il Piemonte: molti progetti di pirogassificazione sono stati respinti (o ritirati dai Proponenti) per le gravi carenze nell’analisi degli impatti ambientali. Va segnalato, in particolare, che ARPA ha cassato pochi mesi fa un impianto simile a quello di PREMAR osservando che il syngas ottenuto dal processo di pirolisi delle plastiche deve essere trattato alla stregua di un rifiuto e che le emissioni in atmosfera legate a tale tecnologia sono ambientalmente rilevanti.
4. L’assurdità impiantistica: il progetto prevede di trattare termicamente con la pirolisi materie plastiche riciclabili (categoria PE e PP) al fine di ottenere oli combustibili (da avviare ad altro processo termico): in sostanza bruciare plastica. Ma che senso ha bruciare materiali da cui è tecnicamente possibile, attraverso un processo di riciclaggio, costruire nuovi materiali ed oggetti? Perché mai non perseguire trasformazioni più ecologiche attraverso il riuso e il riciclo?
5. Stop alle combustioni nella Pianura Padana: questa area ad alta concentrazione abitativa ed industriale è tra le più inquinate del globo (secondo i recentissimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la peggiore di tutta l’Europa occidentale). Le concentrazioni di polveri sottili, in particolare, sono elevatissime. Sempre più urgente è 2 dunque la necessità di ridurre le emissioni, soprattutto di quelle attività che possono essere dislocate.
6. Ricorrere al principio di precauzione in ordine alle problematiche epidemiologiche: il basso biellese è sempre più interessato da attività di trattamento rifiuti. Va ricordato che Gifflenga non dista molto dalla Sacal di Carisio (emissione accertata di diossine per recupero scarti Alluminio); dalla Sasil di Brusnengo (recupero vetro); da impianti di discarica a Masserano e a Cavaglià, dal vicinissimo impianto Greenoil appena autorizzato dalla Provincia, ecc.. Le ricadute sanitarie saranno dimostrate, epidemiologicamente, solo tra 30-40 anni. Oggi è solo possibile valutare predittivamente se in letteratura sono già documentate specifiche ricadute (ad esempio gli effetti delle polveri sottili) o con precauzione laddove non si sono ancora maturate certezze scientifiche. Va segnalato che la trasmissione REPORT ha recentemente condotto una inchiesta giornalistica sui pericoli sanitari correlati agli additivi utilizzati per realizzare alcune plastiche. Alcune di queste sostanze interferiscono col sistema endocrino, altre sono state riconosciute cancerogene. Trasformare la plastica in olio con la pirolisi, e poi bruciare questo olio in un motore endotermico (tutte attività ben inferiori ai 1.200 gradi) è operazione sicura? Dove finiranno gli additivi ritenuti cancerogeni? Nel residuo solido? Nelle emissioni dei motori endotermici alimentati con l'olio combustibile prodotto? Nel syngas che poi viene bruciato nella torcia? Le sottoscritte associazioni e comitati (ed anche i singoli cittadini) auspicano dunque procedure di esame delle istanze per la realizzazione degli impianti di trattamento termici di rifiuti caratterizzate dalla massima trasparenza ed approfondimento tecnico, ambientale e socio-economico. Riteniamo che in tema di ambiente e salute vada perseguito il massimo coinvolgimento del territorio circostante (e non la sola singola amministrazione comunale ove è ubicato l’impianto) e la piena ed attiva informazione dei cittadini. E pertanto ritengono che non si possa sottrarre per ragioni di “segreto industriale” o di “taglia dell’impianto” l’esame dell’istanza presentata da PREMAR dalla procedura più idonea prevista dall’ordinamento europeo, ovvero disponendo l’assoggettamento a VIA fase di VERIFICA e sospendendo l’iter di autorizzazione presso il MISE ex art.li 57 e 57 bis della Legge 35 del 4 aprile 2012.
FIRME 
AIF (AmbientInForma) Andrissi Gianpaolo, consigliere regionale M5S Arch. Belli Laura Luciano, ambientalista Ing. Busto Mirko, deputato M5S CARP Novara Onlus (Coordinamento Ambientalista Rifiuti del Piemonte) Coalizione Sociale Biellese Comitato DNT (Difesa Nostro Territorio) di Carpignano Sesia (Novara) Comitato La Salute Innanzitutto, Mottalciata (BI) Comitato No Piro Borgofranco d’Ivrea (Torino) Cossato Futura ISDE Italia - Associazione Medici per l'Ambiente - Torino e Novara Legambiente Circolo Biellese “Tavo Burat” Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute Onlus Movimento 5 Stelle Biella Movimento 5 Stelle Piemonte gruppo di Cossato Movimento Valledora Dott. Piana Graziano, delegato dell'Ordine dei Medici di Biella al settore della salute ambientale, e rappresentante dell'associazione Medici per l'Ambiente (ISDE Italia) Rifondazione Comunista Biellese Segreteria Regionale di Rifondazione Comunista Piemonte

Medicina Democratica : Riforma Costituzionale - Un NO salutare, per l’ambiente e per i diritti

Nelle tesi dei sostenitori della “riforma costituzionale” vi è quella che non si toccano i principi costituzionali di base (i primi tre titoli), tra cui quello del diritto alla salute, all’ambiente, alla sicurezza.
Le modifiche del titolo V, ed in particolare l’art. 117 relativo alla distribuzione di competenze e poteri in particolare tra lo Stato e le Regioni contengono però molti “sassolini” che diventeranno frane soprattutto a fronte di maggiori poteri attribuiti all’esecutivo e una riduzione del bilanciamento tra organi politici (Camera/Senato in primis).
Due voci tra tutte in campo ambientale : la esclusività dei poteri statali su “produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia” e sulle “infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto”. Sul tema energetico la dualità di poteri e competenze tra Stato e regioni finora ha ridotto gli effetti di scelte eterodirette, dalla pioggia di centrali termoelettriche a gas nei primi anni 2000, alle numerose proposte di terminali per il gas liquefatto trasportato su navi, alle prospezioni marine per la ricerca di idrocarburi (oggetto anche di referendum). La dialettica Regioni/Stato ha permesso di “ridurre il danno” dovuto alle miriadi di progetti – spesso già assentiti dagli organi centrali (ministeri) – in cui l’unico interesse reale era quello del profitto dei proponenti aprendo varchi estesicondizionando, nei fatti, gli indirizzi energetici del paese. La questione delle “infrastrutture strategiche” rende ancora più evidente questo rischio. Non si tratta “solo” di “grandi opere” come la TAV (e già questo sarebbe sufficiente per far emergere il pericolo di un accentramento delle decisioni già esistente, si pensi alle catastrofiche leggi ad hoc per queste opere a partire da quelle di restrizione delle norme sulla valutazione di impatto ambientale), si tratta di tante “piccole” opere che – all’esigenza del governo del momento – con l’apposizione della etichetta di “strategiche” vengono imposte dall’alto contro la volontà locale ma anche saltando a piè pari ogni valutazione sulla effettiva utilità della singola opera e sulle alternative disponibili. E’ il caso recente della “rete degli inceneritori” in un recente decreto in applicazione dell’art. 35 dello “sbloccaitalia” che ha indicato numeri degli impianti ritenuti necessari e imponendone la costruzione alle regioni. Certo, le regioni interessate scontano ritardi decennali nella attuazione di una gestione dei rifiuti corretta ma l’imposizione di impianti ad elevato impatto e intrinsecamente rigidi (una volta costruiti vanno alimentati per decenni) è in contrasto con le alternative disponibili e che saranno sempre più richieste e indicate nelle norme europee (riduzione, prevenzione, riciclo, recupero, riuso) spostando altresì le responsabilità sui produttori delle merci.
Altro importante snodo è quello della gestione del servizio sanitario pubblico. Anche in questo caso vi sono regioni che hanno compiuto scelte scellerate (privilegiando le strutture private, sprecando risorse, non adeguando i servizi alle esigenze della popolazione soprattutto nel campo della prevenzione), ma la “soluzione” a questo problema appare esclusivamente di tipo economico, di pura ricerca delle “compatibilità” bilancio. In questa direzione la sanità non sarà più una questione di salute ma verrà regolata dal Ministero dell’economia, in seconda battuta, per le scelte “tecniche” dal Ministero della Salute e, quali meri esecutori delle scelte centrali, le regioni. Men che meno la modifica proposta e i rapporti Stato/Regioni che ne consegue potranno riequilibrare le differenze tra le regioni, in particolare del Sud Italia. Per questo non occorre una riforma costituzionale ma una applicazione coerente dei principi della riforma sanitaria del 1978. La programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e socialirimasta in capo agli enti localiappare una pura attività esecutiva residua ove la partecipazione e le richieste della popolazione saranno, anche più di ora, una voce inascoltata. Un percorso esattamente inverso rispetto a quello prefigurato dalla riforma sanitaria del 1978, dalle esigenze del territorio alla pianificazione regionale e nazionale, alla definizione delle necessità economiche per garantire l’accesso universale ai servizi come a garantire una rete locale con la capacità di intervento diretto sui fattori di nocività nei luoghi di lavoro e di vita. Le proposte contenute nella modifica della Costituzione scalzano nel concreto della organizzazione e definizione delle competenze e poteri tra gli enti i principi basilari del diritto alla salute, all’ambiente salubre e alla partecipazione democratica nelle scelte di pianificazione di importanti settori condizionanti la società.
Per questo votare NO è una scelta a favore della salute e dei diritti.
Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute Onlus