“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.” Italo Calvino

AIF - Cena di autofinanziamento - 15 Dicembre 2017


"Come tutti gli anni anche quest'anno organizziamo una cena di autofinanziamento durante la quale mostreremo il bilancio dell'associazione e ci faremo gli auguri di Natale. I tempi sono stretti per cui chiediamo di inviare alla mail ambientinforma@gmail.com l'adesione entro il 7.12.2017. In base al numero decideremo dove prenotare."

Aif Ambientinforma

Spilamberto , Etica , Vaccini , Salute



Una serata interessante dal punto di vista medico e giuridico. Sala gremita fino a tardi. Purtroppo si e' fatta sentire  l'assenza delle istituzioni (sia l'ordine dei medici di Modena che l'Ausl hanno declinato l'invito).




Slides mostrate durante la serata dal dott. Dario Miedico

Aif - Ambientinforma

Savignano s/P - Cena di finanziamento La Pressa - Annullata





Comunichiamo che per cause di forza maggiore abbiamo annullato l'evento del 25/11/2017

Ringraziamo tutti coloro che avevano aderito

con l'auspicio di poter calendarizzare al piu' presto una nuova serata

Aif Ambientinforma

Savignano s/P - Sabato 25 Novembre - Cena di Autofinanziamento "La Pressa"


La stampa libera può, naturalmente, essere buona o cattiva, ma è certo che senza libertà non potrà essere altro che cattiva.
(Albert Camus)


Il 25 Novembre presso la sala Tazio Nuvolari via Emilia Romagna 721 a Savignano s/P ore 21,- 
Prenotazioni al nr. 339 4853838 o alla mail  segreteria@lapressa.it specificando se si desidera il menu tradizionale o vegetariano.


Aif AmbientInforma 

Nonantola - SARA Nonantola, Comitato cittadini esperti e Comune uniti: 'Un raddoppio senza garanzie non passerà'

Articolo tratto la LaPressa.it

Verifiche rigorose in ogni passaggio del raddoppio con il contributo di un esperto mondiale e l'apertura di un tavolo di confronto con l'amministrazione. Partecipato dibattito promosso da Ambiente Informa e da La Pressa a Nonantola. Gli organizzatori: 'Un importate passo avanti'


L'impegno congiunto dell'amministrazione e di uno dei massimi esperti a livello europeo di compostaggio a seguire e monitorare in maniera dettagliata e analitica i tre diversi step nei quali si sviluppa il progetto di raddoppio dell'impianto di compostaggio di via Larga di proprietà Inalca. 
L'impegno del Comitato dei cittadini a continuare a portare le osservazioni sulle criticità rilevate ed illustrate ai cittadini agli enti competenti (Comune, Provincia Regione ed Arpa), e la disponibilità della comunità Tempo di Vivere, che in open source sta divulgando nei comuni un modello naturale di compostaggio di comunità capace di trasformare lo smaltimento di umido e sfalci, da costo per la collettività e risorsa per la collettività, a portare questa modalità, anche a Nonantola'.
Sono le principali conclusioni emerse ieri sera a Nonantola, nell'incontro pubblico promosso da Ambiente Informa e da La Pressa,  il cinema teatro Arena. La serata dal clima rovente non ha scoraggiato i cittadini a partecipare (circa 80 i presenti), all'appuntamento dove era atteso Enzo Favoino uno dei massimi esperti europei in materia di impianti di compostaggio.
Perché alla fine pur trasformando anche scarti vegetali, questi, nell'impianto di via Larga (in un area agricola interessata da circa 300 famiglie) rappresentano una parte del complesso mix di scarti industriali (compreso fanghi e rifiuti derivanti dalla trasformazione di scarti di origine animale prodotti dagli stabilimenti Inalca) che compongono in entrata la materia trasformata dall'impianto SARA di Nonantola (sempre di proprietà Inalca). in un compost a destinazione industriale.
Il timore di un'intera comunità, rappresentato negli anni nelle sedi istituzionali dal Comitato con specifiche osservazioni che hanno portato a denunce e diffide nei confronti della proprietà, è quello che con il raddoppio dell'impianto (fermo da sei mesi per consentire i lavori per il potenziamento autorizzato), i problemi non solo possano ripetersi ma amplificarsi. Problemi legati alla puzza che ha condizionato per anni la vita di un'intera parte di comunità, ma non solo: William Zoboli, del Comitato dei cittadini che in questi mesi ha esaminato più di 1000 pagine di progetto, ha puntato il dito anche sul fatto che l'azienda scaricherebbe l'acqua derivante dalla lavorazione nel cavo 'Dugarola' che insieme ad un altra rete di canali fa parte del sistema idraulico del 'Canal Torbido' tutelato dalla Legge 42/2004. Un vincolo tutt'ora vigente. 
Dito puntato anche sulla tipologia di prodotto che uscirà dall'impianto, un cosiddetto 'Ammendante compostato misto' che pur destinato all'agricoltura (anche se in passato per la bassa qualità del prodotto stesso sarebbe stato distribuito gratis), potrebbe contenere materiali plastici, vetri, metalli, inerti e litoidi; materiale che sarà utilizzato dall'Azienda Agricola Corticella (sempre di proprietà del gruppo Inalca) 'nonchè' - si legge nell'atto autorizzativo - da stabilimenti produttori di fertilizzanti ed altre aziende agricole della provincia di Modena', andando così a cozzare (almeno sulla carta), con i vincoli imposti dalla direttiva per la produzione di Parmigiano Reggiano, tutelata dal relativo consorzio. 
Al netto che il raddoppio dell'impianto porterà il passaggio da una quantità di materiale conferito dalle 16.000 tonnellate annue alle 30.000 che comporterà il passaggio di 24 automezzi pesanti al giorno in entrata con picchi di 8 camion all'ora. 
Illuminante, nel merito della tipologia dell'impianto di Via Larga e del raddoppio previsto, l'intervento di Enzo Favoino, uno dei maggiori esperti europei (consulente del parlamento europeo), in materia di impianti e sistemi di compostaggio.  'Nel caso specifico di questo impianto pare che oltre a prevedere lavorazioni al chiuso, al fine di trattare le arie generate dalla lavorazione, lo strumento più indacato sia quello dei bio-filtri. Da quanto risulta nel nuovo impianto sono previste anche le cosiddette 'torri di lavaggio', presumo a monte del bio-filtro perchè questo aumenta la capacità di abbattimento del bio-filtro'. Un piccolo sospiro di sollievo nella platea accaldata, composta da molti cittadini che per anni hanno dovuto convivere e subire gli effetti insopportabili della 'puzza' proveniente dall'impianto. 

'In situazioni delicate, come potrebbe essere questa - ha proseguito Favoino -  vengono chiuse anche le fasi di maturazione, per evitare le zone cosiddette parassite di produzioni di odori. Il grado di presidio deve dipendere dalla concentrazione di materiale, distanza dall'abitato, tenendo anche conto delle condizioni meteo-climatiche della pianura di padana che non consentono, come in altre regioni, la presenza di una ventilazione capace di disperdere gli odori. Elementi e valutazioni che sono pronto ad approfondire unitamente al Comune ed ai comitati mano a mano che i lavori di ampliamento procederanno'.
Considerazioni che l'Assessore all'ambiente del Comune di Nonantola, Enrico Piccinini, presente in sala, ha condiviso nell'ottica - dice - 'che ha sempre animato la nuova amministrazione fin dall'approvazione del progetto di raddoppio, arrivata a pochi mesi dall'insediamento della nuova giunta. Da subito, consapevoli sia dei problemi avuti in passato e alla storia dell'azienda anche nel merito delle criticità rilevate, abbiamo voluto porre dei paletti a garanzia dell'impatto del nuovo impianto, molti dei quali evidenziati nella relazione di Favoino.  Credo che avere ottenuto l'obbligo di verifica in 3 step delle fasi di raddoppio sia stato un grande risultato che ci consente di valutare in ogni passaggio l'impatto e se questo corrisponde all'applicazione degli strumenti di riduzione dell'impatto stesso. Faremo una mappatura degli odori, attraverso un censimento esteso alla popolazione che risiede nell'area al fine di intervenire più efficacemente, ottimizzare il lavoro di monitoraggio che intendiamo fare con i cosiddetti nasi elettronici'. Utiizzo di strumenti di ultima generazione non spesso disponibili (ARPA Emilia Romagna per esempio ne ha solo uno a disposizione), che l'esperto Favoino ha suggerito al Comune di chiedere all'azienda di contribuire a mettere a disposizione. 
In ultimo è stato affrontato la questione legata alla destinazione dell'umido e degli sfalci prodotti e raccolti nel comune di Nonantola e non solo. Perché la destinazione ad impianti come quello di via Larga, non solo sarebbe costosa (lo smaltimento di tale genere di scarti costa al comune circa 65 euro a tonnellata), ma non risponderebbe nemmeno alla produzione di un compost utilizzabile dalla comunità (perché miscelato con altri rifiuti e fanghi), come invece potrebe essere quello derivante da una trasformazione naturale, e appunto di comunità, degli sfalci e dell'umido. Soluzione che potrebbe trasformare lo smaltimento e la trasformazione degli sfalci e dell'umido in un'opportunità di risparmio prima, e di guadagno per tutta la collettività poi. Una soluzione possibile ora anche per la legge che consente impianti 'casalinghi' fino a dieci tonnellate. Una soluzione che per la propria comunità, e come servizio di consulenza a costo zero per i comuni dell'Unione Terre d'Argine, sta portando avanti l'associazione Tempo di Vivere. Rappresentata nella serata da Mario Romeo e da Antonio Ciao. 'Possiamo mettere a disposizione anche del Comune di Nonantola la nostra esperienza. Pensate che l'Unione Terre d'Argine paga più di 2 milioni di euro l'anno per smaltire umido, sfalci e ramaglie. Con il nostro sistema di compostaggio di comunità, basato sulla fermentazione naturale, produciamo a costi bassissimi compost di altissima qualità tale da essere utilizzato anche per l'agricoltura biologica. Dai cumuli creati che da soli raggiugono al loro interno temperature anche di 60 gradi, noi facciamo addirittura passare delle serpentine per la produzione di acqua calda ad uso domestico e con la quale riscaldiamo anche le nostre case. Siamo a disposizione per metterci a fianco dei cittadini e portare avanti queste soluzioni, ora consentite dalle legge, anche a Nonantola'

Soddisfatto Roberto Monfredini, di Ambientinforma, organizzatore dell'evento: 'E' finito il tempo delle contrapposizioni che non portano a nulla. Questa sera sostituendoci ad una funzione che dovrebbe essere esercitata dal pubblico, abbiamo proposto una serata di analisi e di confronto di alto livello su un tema caro a tutta la comunità di Nonantola, avvaledoci di uno dei maggiori esperti europei dei sistemi di compostaggio. E siamo usciti da questa sala facendo un passo in avanti al quale ne potranno seguire tanti altri. Abbiamo costruito un nuovo percorso di dialogo e di collaborazione importante tra i vari soggetti coinvolti finalizzato a prevenire i problemi di un tempo e a garantire che il raddoppio dell'impianto (posto che sia realizzato), avvenga con l'adozione delle più moderne tecnologie in termini di impatto. Comiitato dei cittadini, esperti del settore, amministrazione pubblica insieme in un percorso basato sulla conoscenza e su un modo maturo e consapevole di affrontare i problemi al fine di costruire nuove e possibili soluzioni'

Gianni Galeotti

Nonantola , 23 giugno 2017, cinema Arena Nonantola: iniziativa sul raddoppio dell'impianto Sara-Inalca di Via Larga-Nonantola e sul compost

Carissimi 

vi invitiamo il  prossimo 23 giugno presso il cinema Arena (Nonantola) alle ore 20,30, ad un importante incontro di livello Nazionale sul tema del raddoppio dello stabilimento SARA-INALCA, sito in località Via Larga, e sulla produzione di compost.
Sarà infatti con noi uno dei massimi esperti Nazionali del settore: il dott.Enzo Favoino.
In allegato la locandina che pubblicizza l'evento.
Come noto questo impianto che incamera rifiuti ed altro anche provenienti da lavarazioni carni di INALCA, sorge su una porzione di territorio posta all'interno dell'Unione dei Comuni del Sorbara, in località Via Larga di Nonantola, giusto a ridosso della zona di riequilibrio ecologico della Partecipanza Agraria  denominata "il Torrazzuolo", inclusa nel protocollo di Kyoto ed è da oltre 20 anni che crea problemi alla popolazione e alle autorità.
Ora si è deciso di raddoppiarne la capacità.

Confidando nella vostra collaborazione (e presenza),

Grazie

“Il veleno è servito”: quando il glifosato finisce nel piatto

Articolo tratto da corrierenazionale.it

Analisi choc su 14 donne incinte, tutte positive all'erbicida: “La colpa è di quello che mangiamo”


ROMA – Non è necessario vivere vicino ai campi per essere contaminati dal glifosato, perché il rischio è reale anche abitando al centro di una grande città come Roma.
Le analisi condotte dal Salvagente, in collaborazione con l’associazione A Sud, parlano chiaro: 14 donne su 14 esaminate sono risultate positive alla ricerca di glifosato nelle loro urine.
“Se non si cambia rotta nessuno può sentirsi al sicuro. Né può pensare che lo siano i propri figli, neppure se non hanno ancora visto la luce” spiega Riccardo Quintili, direttore del mensile il Salvagente, che ha presentato in conferenza stampa il numero della rivista dedicato proprio ai pesticidi.
“Tra le tante cose da cambiare c’è anche l’atteggiamento di chi dovrebbe istituzionalmente difendere i consumatori e invece spesso si macchia di conflitti di interessi che ne ottenebrano il giudizio” ha aggiunto. Il riferimento è ai troppi scandali che hanno accompagnato gli studi sulla sicurezza del glifosato, in particolare quelli che nel corso degli ultimi anni lo hanno assolto sconfessando la “probabile cancerogenicità” dichiarata dalla Iarc.
I quantitativi di glifosato riscontrati dalle analisi vanno da 0,43 nanogrammi per millilitro di urina fino a 3,48 nanogrammi.
“Pochi? Molti? Impossibile dare un giudizio, dal momento che non esistono quantità massime consentite. Quel che è certo è che il glifosato non dovrebbe mai essere presente nel nostro organismo, tanto meno in quello dei nascituri” spiegano in una nota gli organizzatori.
Patrizia Gentilini, oncologa e membro del comitato scientifico di ISDE – Medici per l’Ambiente, ha spiegato che “ci sono numerosi dati sperimentali condotti su cellule placentari ed embrionali umane che dimostrano come il glifosato induca necrosi e favorisca la morte cellulare programmata. Quindi si tratta di una sostanza genotossica oltre che cancerogena, come ha stabilito la Iarc, non dimenticando che l’erbicida agisce anche come interferente endocrino”.
Indiziato numero uno, secondo le analisi presentate dal mensile dei consumatori e da A Sud è l’alimentazione: la strada che porta il glifosato all’interno del nostro organismo passa inevitabilmente per quello che portiamo in tavola. Non solo pane, pasta, farina e altri prodotti a base di farina come hanno dimostrato le nostre analisi condotte un anno fa dal Salvagente. Oltre l’85% dei mangimi utilizzati in allevamenti, infatti, sono costituiti da mais, soia, colza Ogm, resistenti al glifosato.
Contestualmente ai risultati delle analisi è stato presentato il Dossier, realizzato dalle Associazioni A Sud, Navdanya International e CDCA, dal titolo: “Il Veleno è servito – glifosato e altri veleni dai campi alla tavola”. Il rapporto racconta storia, evoluzioni e rischi dell’utilizzo dei pesticidi in agricoltura, soffermandosi sugli studi scientifici pubblicati, sui profili normativi, sul conflitto di interessi che coinvolge le lobbies agrochimiche impegnate ad ottenere normative più permissive e sulle azioni dal basso promosse in diversi paesi da cittadini, agricoltori e movimenti sociali in prima linea per difendere la propria salute e la sovranità alimentare. È scaricabile gratuitamente in formato e-book a questo link.
Secondo Ruchi Shroff, dell’associazione Navdanya International, braccio italiano dell’omonima associazione indiana presieduta dalla scienziata e attivista Vandana Shiva: “in tutto il mondo la società civile si sta mobilitando contro l’uso degli agrotossici promosso dal Cartello dei Veleni delle multinazionali che si arricchisce ai danni dei cittadini e a spese degli Stati”.
L’Italia deve assumere un ruolo più consapevole nelle sedi competenti per difendere la salute dei cittadini, le piccole e medie imprese agricole, la ricchezza culturale e le eccellenze alimentari, come pizza, pasta e pane, che già ora vengono inquinate dal grano canadese al glifosato. Il dossier dimostra come sia possibile un sistema di produzione e distribuzione del cibo sostenibile, equo e salutare contro un sistema industriale anti-ecologico, iniquo e tossico” aggiunge.
Nel mirino anche le politiche di regolamentazione delle sostanze tossiche in agricoltura; per Marica Di Pierri, A Sud, “occorre cambiare radicalmente la maniera in cui produciamo il cibo. Un’agricoltura senza pesticidi è possibile ed è una questione di salute oltre che di tutela dell’ambiente in cui viviamo. C’è bisogno di rivedere le procedure autorizzative affinché siano trasparenti e non condizionate dallo strapotere delle multinazionali produttrici”.
Per Simona Savini, associazione WeMove e coordinatrice in Italia dell’ICE Stop Glifosato “attraverso l’Iniziativa dei Cittadini Europei per vietare il glifosato potremmo davvero gettare le basi per un’agricoltura libera dai pesticidi. Centinaia di associazioni sono impegnate in questa campagna e i soli in tre mesi abbiamo raccolto 800mila firme. Dobbiamo arrivare al milione entro giugno, e anche in Italia possiamo fare la nostra parte”.

Lettera Aperta di Medicina Democratica sui vaccini

Pubblichiamo la lettera aperta fatta pervenire all’Ordine dei Medici dal Presidente di Medicina Democratica a sostegno del Dr Dario Miedico nella procedura disciplinare che lo vede, suo malgrado, coinvolto.

Le vaccinazioni, come ogni trattamento sanitario, devono essere raccomandate solo se di documentata efficacia. Anche in ambito vaccinale favorire la partecipazione informata degli utenti è il modo più efficace per promuovere la salute.

Al Presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Milano Dott. Carlo Rossi

Il dottor Dario Miedico, tra i fondatori di Medicina Democratica, è sottoposto a procedimento disciplinare dell’Ordine dei Medici di Milano “Per aver gettato discredito sulle terapie vaccinali e propalato in maniera censurabile, scorretta, scarsamente scientifica e poco professionale i nocumenti derivanti dalle vaccinazioni dell’infanzia, senza però evidenziarne i prevalenti vantaggi”.
Le vaccinazioni, da tema di confronto scientifico sono diventate argomento di confronto ideologico fra chi vorrebbe estendere la pratica (così come in passato quella della diagnosi precoce) e chi, sottolineandone i rischi, richiede che venga decisa solo alla luce di solide evidenze di costo/efficacia e lasciando al giudizio clinico del singolo medico la valutazione di quando e se raccomandarla al proprio paziente.
Medicina Democratica denuncia come anacronistico ritorno alla medicina paternalistica ed autoritaria il tentativo di imporre interventi sanitari per i quali le evidenze scientifiche sono controverse, come dimostra anche la varietà di normative europee vigenti, arrivando alla costrizione con il divieto di frequenza scolastica per i non vaccinati, già eliminato con il DPR 355/1999. Denuncia altresì la volontà di reprimere il dibattito scientifico e richiama alla cautela nel formulare affermazioni sulla sicurezza e efficacia di tutti i vaccini proposti dalle case farmaceutiche.
Non risulta che il dottor Miedico abbia screditato le vaccinazioni obbligatorie in Italia ma che solo abbia espresso perplessità sul profilo di sicurezza e di efficacia di vaccinazioni somministrate in 1/2 qualsiasi condizione, anche non accuratamente valutata, del soggetto da vaccinare. Modalità critica che gli ha fatto riconoscere dal giudice, in più occasioni, il risarcimento danni per vittime di effetti avversi, avendo dimostrato in sede giudiziaria, da medico legale, la fondatezza della esistenza di una relazione causale (legge 210, 1992). Infatti la vaccinazione, come ogni pratica sanitaria, comporta eventi avversi insieme a benefici. Da qui la necessità di valutare il bilancio fra costi e benefici per il singolo, che contrasta con l’imposizione di un piano vaccinale come quello recentemente deciso dal ministero, che ha sollevato dubbi di opportunità da parte di molti medici e ricercatori.
Non dubitiamo che il Dottor Miedico saprà motivare le opinioni critiche espresse in diverse occasioni pubbliche e che non perderà occasione per denunciare come la sotto segnalazione dei medici curanti degli episodi interpretabili come reazioni avverse alla vaccinazione, non diversamente da quella di reazioni avverse da farmaci o di sospette malattie professionali, favorisca la sottovalutazione dell’entità e della frequenza dei danni da vaccinazione. Una malpratica questa che dovrebbe trovare risposta nella raccomandazione dell’Ordine ai propri iscritti a non venir meno alla responsabilità di far funzionare la sorveglianza sanitaria a tutela degli utenti (per una evidenza della sottostima si vedano, ad esempio, i dati della regione Veneto, confrontati con quelli di tutte le altre regioni italiane).
L’estensione della pratica vaccinale al di là di ciò che è di documentata efficacia è, tra l’altro, un frutto avvelenato del conflitto di interessi che, oscurando i dubbi sulla innocuità, intende promuovere gli interessi commerciali dei produttori. Per dissipare i sospetti riteniamo che, invece di appoggiare il piano del ministero, gli ordini professionali dovrebbero, nel rispetto della dignità professionale e della evidenza scientifica, farsi promotori del dibattito aperto a tutte le parti interessate, senza escludere i rappresentanti degli utenti. Solo così si potranno confrontare le diverse opinioni e, pesando le evidenze, dare risposte autorevoli e non autoritarie alle voci critiche espresse dalla comunità scientifica, riconoscendo che la responsabilità professionale del medico è nei confronti del singolo paziente prima ancora che nei confronti della società.
Medicina Democratica auspica che nei confronti del dottor Dario Miedico sia escluso qualunque provvedimento sanzionatorio e che venga fatto ogni sforzo per promuovere il dibattito, nella consapevolezza che solo la partecipazione informata degli utenti e la promozione di buone condizioni igienico sanitarie di vita e di lavoro serva, prima e più di ogni vaccinazione, a prevenire epidemie che, peraltro, non risultano in atto.
Il Presidente di Medicina Democratica
Piergiorgio Duca

Tumori Infantili l'Italia detiene il primato

Tratto da Il Fatto Quotidiano  di Patrizia Gentilini

Su Lancet Oncology è stato appena pubblicato un aggiornamento sull’incidenza a livello mondiale del cancro nell’infanzia (0-14 anni) e nell’adolescenza (15-19 anni) nel periodo 2001-2010. L’ indagine è stata condotta dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) in collaborazione con l’Associazione internazionale dei registri del cancro e ha riguardato 62 paesi a livello mondiale distribuiti in 5 continenti. Erano stati invitati a partecipare allo studio 532 registri tumori, ma solo 132 hanno inviato dati considerati attendibili. Il lavoro è di grande interesse perché confronta l’andamento del cancro infantile nelle diverse aree geografiche e fornisce interessanti spunti di riflessione.
Come auspicano gli autori, questi dati dovrebbero infatti essere utilizzati per una ricerca eziologica e per indirizzare le politiche di sanità pubblica al fine di uno sviluppo sostenibile. I tumori rappresentano una delle principali cause di morte nei bambini e la loro incidenza è purtroppo in aumento: a livello globale si è passati da 124 casi per milione di bambini fra 0 e 14 anni nel 1980 a 140 casi nel 2010. Dall’articolo emerge che l’area del mondo in cui si registra la più elevata incidenza di cancro fra 0-14 anni e fra 15-19 è il Sud Europa in cui sono compresi Croazia, Cipro, Italia, Malta, Portogallo, Spagna.
Per l’Italia, hanno partecipato all’indagine solo 15 registri su 47 accreditati e spicca sicuramente l’assenza di registri “storici” quali quello di Firenze/Prato e del Veneto. Calcolando poi l’incidenza per ogni singolo registro sia del Sud Europa che dell’Europa del Nord, dell’Est e dell’Ovest, emergono risultati inquietanti perché in Italia si osservano le più elevate incidenze rispetto a tutti gli altri paesi del continente europeo. Inoltre, in 4 registri italiani (Umbria, Modena, Parma e Romagna), l’incidenza supera addirittura i 200 casi fra 0-14 anni per milione di bambini/anno.
Il cancro nell’infanzia dovrebbe farci sorgere più di una domanda perché non possiamo certo attribuirlo ad un errato stile di vita – come viene abitualmente fatto per gli adulti – visto che i bambini non fumano e non bevono e dobbiamo per forza tenere in considerazione il fatto che le sostanze tossiche e cancerogene passano dalla madre al feto già durante la vita intrauterina e sono oltre 300 quelle che abitualmente si ritrovano nel cordone ombelicale. Proprio Lorenzo Tomatis era stato fra i primi scienziati al mondo ad indagare questo fenomeno. Ma perché proprio il nostro paese vanta un così triste primato?

Marano sul Panaro - Rassegna stampa

Parla l'esperto  Renzo Rabacchi - Il Carlino 28.04.2017


Risponde l'assessore regionale Paola Gazzolo - Il Carlino 3.5.2017


Marano sul Panaro - Il fiume vivente trent'anni dopo



Una Conferenza sull’evoluzione ambientale del fiume Panaro negli ultimi decenni
Il fiume è un ecosistema complesso, in realtà è da considerarsi a tutti gli effetti una successione di ambienti in costante evoluzione. Greto, terrazzi fluviali, alveo, boschi ripari, ecc, costituiscono nicchie ecologiche di grande interesse per il nostro territorio. Ambiente vitale per la presenza di acqua, corridoio ecologico strategico per la sopravvivenza della biodiversità, il fiume si rivela spesso all’opinione pubblica solo in occasioni tragedie come alluvioni dovute al dissesto idrogeologico, ecc.
La situazione in cui versa oggi il fiume è il frutto di decenni di rapina, di abbandono e di interventi a dir poco errati nella sua gestione complessiva.
Ma come sta in realtà il fiume Panaro?  A trent’anni dalla prima relazione ambientale sul Panaro (Il Fiume Vivente, 1986), giovedì 20 aprile, presso il Centro Culturale di Marano sul Panaro (Via 1° Maggio), alle ore 20:30, si è tenuta una conferenza a carattere divulgativo sulle modificazioni naturali e antropiche avvenute nel fiume nel corso degli ultimi trent’anni.
A parlarne sono stati tre esperti del settore:  il Prof. Giovanni Tosatti - già docente di Geologia Applicata e Ambientale Università di Modena e Reggio Emilia (Evoluzione morfologica e dissesto idrogeologico del bacino del Fiume Panaro); Renzo Rabacchi - Museo Civico di Ecologia e Storia Naturale di Marano s/P. (Gli adattamenti della vegetazione e della flora ai cambiamenti ambientali nel fiume Panaro); Dott. Mauro Ferri - Museo Civico di Ecologia e Storia Naturale di Marano s/P. (Evoluzione della fauna spontanea ed esotica nel fiume Panaro).

Enti promotori: 
Museo Civico di Ecologia e Storia Naturale di Marano s/P.; AIF-AmbienteInForma;  Presidio Paesistico Partecipativo del Contratto di Fiume-Paesaggio del Medio Panaro; Università Popolare Natalia Ginzburg.

Fiorano Modenese , ARIA MALATA



In una sala gremita all’inverosimile , ieri sera a Fiorano  si è affrontato un tema che ormai è diventato di dominio pubblico , con i ripetuti segnali di allarme che le centraline ARPA ormai ci danno quotidianamente, e che fronteggiamo con lo spegnere l’auto un giorno e guardando il cielo sperando nella pioggia o nel vento.
L’ARIA MALATA ,  AIF  ha deciso di parlarne con tre dei massimi esperti in Italia e non solo , la  presenza di Lombroso , della Gentilini e di Ganapini  ha permesso che  la malata ARIA  venisse messa sul  lettino per essere visitata dal punto vista dei cambiamenti climatici , per le sue ormai intrinseche modificazioni , e per gli effetti che porterà alle future generazioni, facendoci un po’ vergognare come genitori e nonni del meccanismo spesso fuori controllo creato.
Ringraziamo TRC per la sua presenza , il Comune di Fiorano per averci gentilmente affittato la sala , l’Amministrazione di Fiorano con  la sua presenza, tutti coloro che ci hanno aiutato  nella diffusione e realizzazione della serata ,  ma soprattutto i tre relatori che sono riusciti ad emettere alla fine una diagnosi e probabilmente una terapia, ed invito  tutti quelli che non hanno potuto essere presenti ,di rivedersi la serata su Youtube  AIF Ambientinforma fra due giorni, soprattutto le Amministrazioni pubbliche , che potranno dallo stato di fatto enunciato dai relatori , trarre degli spunti di riflessioni per le scelte in materia future .
Ancora grazie al pubblico presente ed ai relatori
Il Presidente di aIF Monfredini Roberto

Al Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini

Al Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini segreteriapresidente@regione.emilia-romagna.it
 Al Presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna Simonetta Saliera ssaliera@regione.emilia-romagna.it Castelvetro di Modena ,

7 Marzo 2017 Oggetto : Gratuità dell’assistenza legale per le Associazioni e Comitati legalmente riconosciuti che si battono sul suolo della Regione Emilia Romagna per la difesa dell’ambiente e della salute. 
Premesso che : 

La convenzione di Aarhus citata dal Ministero dell’Ambiente riferisce che : 
L’accesso alla Giustizia Il terzo pilastro della Convenzione garantisce il diritto del pubblico a ricorrere dinanzi a un organo giurisdizionale o a un altro organo indipendente o parziale istituito dalla legge nei casi in cui non sia rispettato:
• il diritto di accesso alle informazioni;
• il diritto di partecipazione del pubblico alle decisioni ambientali (in questo caso però il pubblico deve vantare un “interesse sufficiente”, ovvero deve dimostrare di subire o di poter subire gli effetti dei processi decisionali in materia ambientale);
• il diritto ambientale nazionale. Per accrescere l’efficacia di queste disposizioni, la Convenzione prevede che:

“ciascuna Parte provvede affinché il pubblico venga informato della possibilità di promuovere procedimenti di natura amministrativa o giurisdizionale e prende in considerazione l’introduzione di appositi meccanismi di assistenza diretti ad eliminare o ridurre gli ostacoli finanziari o gli altri ostacoli all'accesso alla giustizia”.

“La possibilità concreta di agire in giudizio dona efficacia e concretezza alle disposizioni della Convezione garantendo al cittadino gli strumenti necessari per far valere i propri diritti” 
Preso atto che :
La sentenza della COMMISSIONE TRIBUTARIA della LIGURIA del 3 OTTOBRE 2016 , la quale sentenza si basa sul rispetto della Convenzione di Aarhus (firmata nella cittadina di Aarhus, in Danimarca, nel 1998 , “ratificata – spiegano i giudici – dalla Repubblica Italiana con la legge 108 del 2001, e che impegna gli stati membri a prevedere l’adeguato riconoscimento e sostegno delle organizzazioni che promuovono la tutela dell’ambiente e a provvedere affinché l’ordinamento si conformi a tale obbligo, specie in materia di accesso alla giustizia. 
http://def.finanze.it/DocTribFrontend/getGiurisprudenzaDetail.do?id={9C873F7F-154B- 4D60-A129-A97C25C1260F} 
La negazione della esenzione dal pagamento del contributo unificato per atti quali i ricorsi giurisdizionali finalizzati alla difesa di interessi collettivi diffusi in materia ambientale, porterebbe ad un evidente contrasto tra il diritto interno e le norme europee di pari rango, in quanto recepite nella legislazione nazionale, le quali mettono chiaramente in evidenza che il costo dei procedimenti giurisdizionali sopra indicati debba essere gratuito o non eccessivamente oneroso”
http://ambientinforma.blogspot.it/2017/01/gratis-i-costi-di-giustizia-per-gli.html 
Vivendo ormai realtà nelle quali la democrazia rappresentativa spesso entra in conflitto con la democrazia partecipativa ,volta spesso alla tutela e alla difesa dell’ambiente e della salute in una Pianura Padana che ormai è classificata nel mondo come uno dei siti maggiormente inquinati, ed il maggior inquinato purtroppo in Europa. 
Appurato che : 
a) la stessa UE cita le 647000 morti dovute ad inquinamento in Europa nel report del 2016. 
b) la nostra Regione ha una percentuale di AIA , AUA , e autorizzazioni pericolose in Regione, pari a oltre 1200 , classificate soprattutto in 2 Provincie ( Tavolo inquinanti 2012 RER ) 
c) la presente richiesta si inserisce nel progetto di risanamento della nostra Regione in quanto solo il rispettoso e rigido accoglimento di tutte le normative in materia ambientale permette di ottenere quegli obiettivi che la stessa Regione si pone utilizzando anche le forze non istituzionali nella formulazione di un parere, come la stessa UE ha deliberato. 
d) Spesso i Comitati e le Associazioni svolgono un ruolo vicariante delle istituzioni entrando profondamente nei meandri del sistema legislativo , delle valutazioni di impatto ambientale , e del parere che deve obbligatoriamente venire emesso ,ma che spesso viene disatteso , sminuito o eluso , dagli stessi imprenditori. 
e) Lo studio di Sentieri dell’Istituto Superiore di Sanità, che classifica il SIN o SIR Sassuolo Scandiano come responsabile di patologie correlate all’inquinamento da metalli pesanti. 
f) Lo studio MONITER che ha messo in luce il ruolo degli inceneritori nel comportare un incremento statisticamente significativo dei parti pre-termine e dell’aborto spontaneo. 
g) Recentemente autorevoli scienziati e riviste del mondo scientifico internazionale , hanno classificato l’aria della Regione Emilia Romagna come CANCEROGENO. IARC ha classificato la outdoor air pollution come gruop I ( cancerogeno per l’uomo) 
https://www.iarc.fr/en/media-centre/iarcnews/pdf/pr221_E.pdf. 
h) La presenza nel distretto Sassuolo Scandiano di BORO nelle falde profonde è ritenuto dal mondo scientifico e istituzionale della stessa RER , correlato alla presenza di Ceramiche . 
i) Abbiamo bacini idrici che raccolgono acqua piovana per percolazione trascinando nelle falde i pesticidi ed i metalli pesanti presenti in superficie in zone altamente industrializzate . 
j) La dimostrazione a VALLE della relazione CAUSA –EFFETTO resta sempre di difficile interpretazione con NESSI CAUSALI difficili da dimostrare e con tempi lunghissimi nelle maglie della giustizia, in assenza di REC , Referti Epidemiologici Comunali ,ed in presenza di REGISTRI DEI TUMORI che rappresentano solo il 30% delle patologie correlate. 
k) Valutato che spesso il lavoro svolto da Comitati e Associazioni ha spesso impedito la nascita di inceneritori che avrebbero violato palesemente le normative , riducendo il rischio speculativo spesso di una imprenditoria volta esclusivamente al profitto nelle maglie del RIMBORSO ENERGETICO, disinteressandosi del territorio e della salute dei residenti oltre che delle coltivazioni e produzioni zootecniche. 
l) Appurato che la lotta dei comitati e delle Associazioni ha spesso impedito , e non trasferito, la realizzazione di inceneritori di RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI , RIFIUTI ANIMALI , DEPOSITI DI GAS , IMPIANTI CREATI AD ARTE DI CIPPATO FINALIZZATI ALLA ESCLUSIVA PRODUZIONE ELETTRICA , etcc , e tutto questo sforzo è avvenuto grazie a volontari che spesso hanno dovuto anche far fronte alle spese legali con l’autotassazione con il solo fine di fare rispettare le leggi
m) Appurato che il nostro paradosso è la VALUTAZIONE DEL DANNO a POSTERIORI a CARICO DEL CITTADINO e non invece la INNOCUITA’ dell’IMPIANTO A PRIORI sul TERRITORIO e la SALUTE , anche se spesso nelle maglie degli enti autorizzativi tale impostazione appare, ma spesso viene disattesa in parte ,facendo ricadere sulle Associazioni la DIMOSTRAZIONE della CORRELAZIONE PATOLOGIE / AMBIENTE / IMPIANTO. 
n) Appurato che la delibera di Giunta Regionale 51 di Agosto 2011 non argina il desiderio speculativo in materia energetica 
o) Appurato che la scienza EPIDEMIOLOGICA è una scienza volta alla dimostrazione del DANNO quando questo è già avvenuto, e si scontra spesso con realtà PRODUTTIVE che avendo distribuito POSTI di LAVORO necessitano di CONTINUARE AD ESISTERE in PRECARIE CONDIZIONI spesso di DEROGA , impedendo alla stessa SCIENZA di diventare strumento di RISANAMENTO del TERRITORIO 

Per tutto quanto sopraesposto riteniamo che la costituzione di Associazioni e Comitati ,che si battono per il rispetto delle regole ,delle leggi e delle norme dello Stato Italiano ,a tutela della difesa dell’ambiente e delle future generazioni, e che spesso evidenziano, o hanno evidenziato, difformità tra i giudizi espressi dalle autorità preposte e il semplice rispetto delle normative ,debbano godere di uno status normativo premiante da parte della nostra Regione in linea con le norme Europee .

Visto che : 
a) L’abnegazione del volontariato a difesa del territorio quasi sempre con sforzi economici ha prodotto risultati positivi tutelando la salute e l’ambiente costringendo questa imprenditoria al recedere sui suoi passi ,o costringendo gli enti autorizzativi ad accogliere le osservazioni dei comitati o associazioni in quanto ritenute fondate e giuste . 
b) l’ambiente nel quale viviamo debba essere tutelato e debba essere fatto uno sforzo nei prossimi 10 anni per uscire dalla maglia nera nella quale la UE ci ha inserito in Europa. 
c) Solo con lo sforzo collettivo di tutti è possibile raggiungere un obiettivo in linea con i dettati della UE , insieme agli altri Stati Europei che riescono a convivere con industrie ed energia pulita . 
d) Il rapporto delle forze in campo tra IMPRENDITORIA e ASSOCIAZIONISMO è sproporzionatamente disequilibrato a tutto vantaggio del mondo imprenditoriale , in quanto unico tra i contendenti a godere della capacità economica e spesso delle relazioni economiche privilegiate con enti istituzionali. 
e) In sede di contrapposizione spesso si può arrivare al ricorso LEGALE , impugnando una AIA , AUA , o altro atto autorizzativo , con il solo fine di tutelare la salute e l’ambiente per le future generazioni in un territorio estremamente compromesso . 
f) Spesso il RICORSO LEGALE è esclusivamente volto alla difesa dell’ambiente e spesso gli stessi presidenti delle Associazioni o Comitati sono genitori che rischiano anche in proprio per azioni giudiziarie della controparte che spesso ritiene diffamatoria la presa di posizione contraria al progetto in essere , o minaccia di fare azioni legali . 
g) La stessa giurisdizione in materia, tutela la gratuità di molti atti amministrativi, con esenzioni legali , come riportato dalla presente sentenza , ritenendo che l’attinenza alla difesa dell’ambiente e della salute sia un atto meritorio e non debba essere oneroso . 
Con il solo fine di riequilibrare il sistema dei rapporti , dato che spesso tra le maglie delle normative le contraddizioni emergono impetuose , a tutto vantaggio spesso della imprenditoria , e non viene tenuto in debito conto lo sforzo che la Regione Emilia Romagna produce per cercare di uscire dalla maglia nera che l’Europa ci ha addossato 

Siamo a chiedere 

1 ) Qualora una Associazione onlus legalmente riconosciuta sul suolo della Regione , o un Comitato di cittadini , che abbia ottemperato alla identificazione legale, esprimendosi in difesa dell’ambiente e della salute , in contrapposizione alla volontà di un qualsiasi imprenditore sia privato che cooperativo, che intenda trarre vantaggio da un progetto che prevede emissioni al suolo, in acqua e in aria, possano godere di un regime privilegiato di assistenza legale con un capitolo di spesa a parte che la Regione destina ogni anno nel suo bilancio di previsione tracciandone i limiti e le destinazioni .
2) Che tale previsione di spesa corrisponde esclusivamente ai dettati legislativi comunitari ratificati dall’Italia ed ha il solo fine di riequilibrare il rapporto di forze tra i contendenti in materia ambientale. 3) Che la Regione Emilia Romagna ISTITUZIONALIZZI il comportamento virtuoso dei cittadini che si raccolgono in una associazione o comitato a difesa del bene comune ,AMBIENTE e SALUTE, LEGITTIMANDO il loro operato con l’assistenza legale gratuita, che diventa anche un deterrente per chi si insinua in questo contesto conoscendo il divario di forze in campo di natura economica. 
4 ) Che la Regione Emilia Romagna si impegni a tutelare chi riesce spesso a difendere la salute e l’ambiente con il patrocinio gratuito delle spese legali in quanto tali spese non possono essere addebitate a chi non trae nessun utile personale da questo, quando invece esclusivamente il tutto è finalizzato al benessere collettivo, in linea con i dettati e le convenzioni sottoscritte in sede Comunitaria . 
5) La stessa Regione Emilia Romagna può in questo caso fare riferimento ad un tariffario, in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati al fine di poter pianificare la spesa nel bilancio di previsione, ed evitando eventuali sforamenti dei tariffari , rendendo l’accesso legale più fruibile per chi a volte ha le ragioni ma non i mezzi . 

Aderiscono a questa richiesta :



ARIA MALATA , lunedì 13 Marzo Casa Corsini Spezzano di Fiorano ore 20,30.


Si è concretizzata una idea nata 12 mesi orsono , ma mai avremmo pensato di riuscire a riunire tre studiosi di questo livello, nella stessa serata per analizzare un problema  enorme: l’aria della Pianura Padana.
La possibilità di affrontare il problema da tre punti di vista diversi , con tre letture ottiche:
I cambiamenti climatici in corso con la Co2 a 400 ppm , che paiono irreversibili  e gli scenari futuri nel pianeta e in particolare nella nostra Regione alla luce dell’accordo di Parigi.
Gli studi effettuati in merito alle caratteristiche dell’aria nella Pianura Padana ,   gli sforamenti ripetuti dai limiti imposti da Bruxelles , gli allarmismi che si susseguono  ripetutamente in seguito alla carenza di piogge o vento , le limitazioni al traffico veicolare  e gli scenari futuri per questa aria Padana.
La salute e l’aria , come un organismo umano affronta una inspirazione di inquinanti fin dalla prima età , in gestazione e  nella vita da adulto , effetti di un aria malata sugli organi bersaglio , le patologie connesse e gli studi epidemiologici effettuati , l’adattamento dell’organismo agli inquinanti.

Certi di offrire alla cittadinanza uno stimolo alla conoscenza collettiva , confidando nello sforzo che stiamo facendo  al fine di contribuire alla diffusione di informazioni corrette in una materia che ormai è diventata attualissima, confidiamo in una grande partecipazione per una serata che come sempre sarà oltre alle relazioni imperniata sul dibattito con i relatori.

Il Presidente di  AIF  ambientinforma
Monfredini Roberto

Toscana - Stop al glifosato

comunicato stampa del 1 marzo 2017

Stop Glifosato. Approvata all’unanimità mozione di Si Toscana a Sinistra in Consiglio Regionale. Fattori e Sarti: “Un’agricoltura senza veleni è possibile, applichiamo il principio di precauzione e lavoriamo per sostenere  la transizione agroecologica”.


Stamani il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato all’unanimità la mozione “Principio di precauzione e glifosato” presentata da Sì Toscana a Sinistra. La mozione impegna la Giunta regionale a rimuovere il glifosato da tutti i disciplinari di produzione e ad escludere immediatamente dai premi del Programma di Sviluppo Rurale le aziende che ne facciano uso; a sostenere sul territorio approcci agro-ecologici per migliorare la fertilità dei suoli, diversificare le produzioni, aumentare la capacità di sequestro di carbonio, garantire raccolti adeguati e affrontare il controllo dei parassiti e delle erbe seguendo e monitorando le dinamiche naturali. La mozione impegna anche la giunta regionale ad intervenire presso il Governo per l’applicazione del principio di precauzione a livello nazionale ed europeo, in nome della tutela della salute pubblica, vietando definitivamente e in maniera permanente la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i prodotti fitosanitari che contengano il principio attivo “glyphosate”.

“Grande soddisfazione per questo voto unanime del consiglio regionale che schiera la Toscana a fianco del grande movimento di cittadini che in Italia e in Europa ha costruito la campagna transnazionale per bandire il glifosato, lanciando l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) oggi in corso”, dichiarano i Consiglieri Tommaso Fattori e Paolo Sarti al termine della votazione.

“Già nel luglio del 2015 come Sì Toscana a Sinistra avevamo ottenuto, a seguito di una nostra interrogazione urgente, il divieto a utilizzare in Toscana il glifosato in ambito non agricolo: parchi, giardini, campi sportivi, aree gioco per bambini, cortili e aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie. Già allora ci impegnammo a far compiere alla Regione un ulteriore passo avanti e bandire questo erbicida anche in agricoltura. Ad oggi infatti lo IARC, agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e massima autorità globale in campo oncologico, ha accertato che il glifosato è cancerogeno per gli animali ed è un potenziale cancerogeno per gli esseri umani. The Lancet Oncology, la più importante rivista del settore, ha pubblicato uno studio che purtroppo conferma la correlazione fra questo erbicida e il linfoma non-Hodgkin, così come sono già note le correlazioni con le leucemie infantili e alcune malattie neurodegenerative. Sfortunatamente si tratta del diserbante più diffuso in Italia e al mondo e i dati 2016 di ISPRA segnalano che il glifosato e i suoi metaboliti sono i più rinvenuti nei nostri corsi d’acqua”.

“Verificheremo che la Regione, dopo il voto di oggi, rimuova rapidamente il prodotto da tutti i disciplinari di produzione ed escluda immediatamente da qualsiasi premio le aziende che ne facciano uso, evitando di promuovere l’uso di un prodotto così pericoloso. Continueremo ad impegnarci con le associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e dei consumatori affinché, nel rispetto del principio di precauzione, siano vietati a livello nazionale ed europeo la produzione, la commercializzazione e l’impiego di tutti i prodotti a base di glifosato”. 

“Il voto di oggi è un voto storico e va nella direzione giusta, quella della necessaria transizione agroecologica. Data la concorrenza nel settore agricolo, occorre anche trovare forme di concreto sostegno per quel mondo che sta abbandonando, per scelta o perchè adesso lo obbligheremo a farlo, l’uso di erbicidi e diserbanti, promuovendo e incoraggiando approcci agro-ecologici privi di veleni che non influiscano sulla catena alimentare, nell’interesse dell’ambiente e della nostra salute”, terminano i Consiglieri di Sì Toscana a Sinistra.

Inquinamento - Non c'è nulla da inventare, basterebbe copiare

Tratto da un post di Patrizia Gentilini 

In California i livelli di inquinamento sono drasticamente diminuiti dal 1995 al 2010, come dimostra un importante lavoro sul New England, e contestualmente è nettamente migliorata la funzionalità polmonare nei bambini e si è ridotta l'asma. Quali politiche sono state adottate? Non c'è nulla da inventare, basterebbe copiare...anche perché possiamo smettere di fumare, ma non di respirare!




Gratis i costi di giustizia per gli ambientalisti

Articolo da Salviamo il paesaggio


Una sentenza fissa un precedente importante per le associazioni che difendono il territorio: le associazioni ambientaliste non devono pagare i costi di accesso alla giustizia.

È una sentenza che segna un punto e un importantissimo precedente a favore delle onlus ambientaliste quella con cui la Commissione Tributaria regionale della Liguria ha accolto il ricorso dell’associazione Vas (Verdi, Ambiente Società) annullando una disposizione della segreteria del Tar che obbligava il Vas a pagare il cosiddetto contributo unificato relativo all’instaurazione di una causa davanti allo stesso Tribunale amministrativo regionale …
I giudici tributari regionali hanno accolto il ricorso del Vas presentato dall’avvocato Daniele Granara ribaltando così la sentenza di primo grado della Commissione Tributaria Provinciale che era invece favorevole all’obbligo di pagamento.
La sentenza si basa sul rispetto della Convenzione di Aarhus (firmata nella cittadina di Aarhus, in Danimarca, nel 1998) “ratificata – spiegano i giudici – dalla Repubblica Italiana con la legge 108 del 2001, impegna gli stati membri a prevedere l’adeguato riconoscimento e sostegno delle organizzazioni che promuovono la tutela dell’ambiente e a provvedere affinché l’ordinamento si conformi a tale obbligo, specie in materia di accesso alla giustizia, negare l’esenzione dal pagamento del contributo unificato per atti quali i ricorsi giurisdizionali finalizzati alla difesa di interessi collettivi diffusi in materia ambientale, porterebbe ad un evidente contrasto tra il diritto interno e le norme europee di pari rango, in quanto recepite nella legislazione nazionale, le quali mettono chiaramente in evidenza che il costo dei procedimenti giurisdizionali sopra indicati debba essere gratuito o non eccessivamente oneroso”.
Negli ultimi anni proprio questi costi sono aumentati e in passato l’ex presidente del Tar Liguria Santo Balba aveva spiegato come tale scelta scoraggiasse di fatto molti cittadini impossibilitati a versare alcune migliaia di euro solo per avviare la causa.
Nel caso in questione i Vas avevano impugnato davanti al Tar una deliberazione della Regione del 2014 che riguardava il “Progetto di coltivazione congiunta e recupero ambientale delle cave Gneo, Giunchetto e Vecchie Fornaci”.
Poiché il contributo unificato muta a seconda del valore della causa, per il business in ballo i questa vicenda i Vas avrebbero dovuto sborsare seimila euro in partenza.

È evidente che proprio tali costi siano un fortissimo deterrente per molte associazioni che si battono sul territorio per la difesa dell’ambiente e del paesaggio. La sentenza della Commissione Tributaria fissa un precedente importante che faciliterà l’azione delle associazioni di difesa del territorio.